ArticoloInternazionali
La posta in gioco del G20. La prospettiva della società civile
Il 30 e 31 ottobre si tiene a Roma il vertice dei capi di Stato e di Governo,
atto conclusivo dell’anno di presidenza italiana del G20. A Riccardo Moro,
che ai lavori partecipa in rappresentanza della società civile internazionale,
abbiamo chiesto di spiegarci come funziona il G20, quali sono le dinamiche
al suo interno e gli spazi di manovra dei diversi attori, e qual è
la posta in gioco del prossimo vertice.
Intervista a cura di Paolo Foglizzo.
Il G20 non è solo un vertice di capi di Stato e di Governo, ma un processo
che si dipana nel tempo e rappresenta una vera e propria istanza di
governance internazionale. Come funziona?
Verrebbe da dire che è una macchina infernale per la sua complicazione.
Per certi versi non può che essere così, visto che il G20 è una sorta di
cammino comune tra 19 Paesi, più l’UE e la Spagna come invitato permanente;
alle sue riunioni poi prendono parte regolarmente vari altri soggetti
internazionali e Paesi diversi, che cambiano di anno in anno. Ciò che
accomuna i membri del G20 è la forza economica. Il G20 nasce alla fine del
secolo scorso: la crisi finanziaria asiatica del 1997 evidenzia la necessità di
includere nella concertazione economica e finanziaria mondiale le principali
economie emergenti, andando oltre la dimensione del G7, il gruppo 7 Paesi più industrializzati a economia di
mercato (Stati Uniti, Giappone,
Germania, Regno Unito, Francia,
Italia e Canada), attivo dalla
metà degli anni ’70 del secolo
scorso e diventato G8 nel 1997
con l’allargamento alla Russia.
Nel 1999 il G20 si stabilizza nella
composizione attuale, anche se
in quel momento si trattava di un
forum di consultazione tra ministri
finanziari e governatori delle
Banche centrali, spesso sostituiti
da alti funzionari del loro staff.
Lo scoppio della crisi del 2008
dimostra con una forza ancora
maggiore che il G7 rappresentava
una “fetta” troppo piccola di un
mondo sempre più globalizzato: si
decide allora di utilizzare il G20,
ampliandone progressivamente
l’agenda oltre l’ambito finanziario. Il
risultato è che oggi l’attività del G20 è sostanzialmente continua, con
una serie di gruppi di lavoro che si riuniscono sulla base di un’agenda
fissata dal Paese che a turno occupa la presidenza – nel 2021 l’Italia – e
normalmente presieduti dal consigliere diplomatico del ministero competente.
Questi gruppi di lavoro si confrontano sui diversi temi per elaborare
possibili politiche comuni, preparando il terreno per le riunioni tra i ministri
responsabili dei diversi settori (salute, agricoltura, finanza, ecc.). Infine
il processo si conclude con il vertice dei capi di Stato e di Governo. [Continua]
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