In quest’ultimo e difficile anno, l’opinione dei cittadini europei sull’Unione
Europea (UE) è in larga parte migliorata, grazie al ruolo di
primo piano che ha avuto a livello economico e sanitario nel far fronte
al grave shock costituito dalla pandemia, malgrado le iniziali incertezze
e alcuni errori. L’accresciuta fiducia dei cittadini rappresenta una notizia
positiva per l’UE, che deve fare i conti – senza ancora essere riuscita a
venirne a capo – con l’approfondirsi dello scollamento che la separa dalla
società civile europea; una distanza resa ancor più grave dalla conoscenza
molto scarsa, e non priva di mistificazioni, che si ha spesso delle sue finalità
e dei poteri di cui effettivamente dispone. Questo mutato contesto,
tutto sommato favorevole, costituisce una premessa incoraggiante per la
Conferenza sul futuro dell’Europa (l’acronimo adottato è CoFoE), che si
apre il 9 maggio, giorno della festa dell’Europa. La Conferenza si propone
di coinvolgere i cittadini in un’ampia riflessione «sulla nostra Unione, sulle
sfide che ci troviamo ad affrontare e sul futuro che vogliamo costruire
insieme allo scopo di rafforzare la solidarietà europea» (Unione Europea
2021, 2).
Se non sarà ridotta a una pura formalità, questa ambiziosa iniziativa
sarà un’occasione importante per un’Unione da tempo impegnata in
una pirandelliana ricerca della propria identità. Potrà infatti favorire la
ripresa del confronto sul processo di integrazione europea, per individuare
sviluppi auspicati e realistici. Sarà così possibile lasciarsi alle spalle la
logica prevalente negli ultimi anni, ossia la ricerca affannosa di soluzioni
capaci di far fronte alle emergenze del momento (dalla crisi finanziaria agli
attacchi terroristici o alla crisi umanitaria dei migranti), che si è tradotta
nell’adozione di scelte, a livello di politiche e di meccanismi istituzionali,
non sempre riconducibili a un progetto coerente e unitario.
Uno sguardo d’insieme sulla Conferenza
L’avvio della Conferenza per il futuro dell’Europa era stato inizialmente
fissato per la primavera del 2020, ma è stato rinviato a causa della pandemia
e delle difficoltà a raggiungere un accordo sui contenuti e le modalità
tra i tre soggetti promotori: il Parlamento europeo, il Consiglio e la
Commissione europea 1. La svolta decisiva si è determinata il 10 marzo
2021, con la firma da parte dei Presidenti delle tre istituzioni europee della
Dichiarazione comune, un testo di appena quattro pagine, che definisce a
grandi linee la portata e le finalità della Conferenza, i principi che la guidano,
la struttura organizzativa e il calendario.
Scartata l’ipotesi di affidare la guida della Conferenza a una personalità
prestigiosa, le tre maggiori istituzioni europee hanno assunto la presidenza
congiunta dei lavori, agendo come partner paritari insieme agli
Stati membri. A tal fine, è stata definita una struttura di governance (cfr
riquadro a p. 315), che assicura il costante confronto tra i rappresentanti
delle istituzioni promotrici, con l’apporto anche di altre realtà che possono
essere coinvolte come osservatori (ad esempio, il Comitato delle Regioni o
le parti sociali) [continua]
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