«Siamo la generazione di Francesco!»: questa frase, scandita a voce alta o cantata, è riecheggiata tante volte nelle strade affollate di Lisbona. È passato un mese dalla conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù, ma il ricordo dell’entusiasmo di quei giorni, dell’atmosfera tutta particolare che lì si è respirata, ancora accompagna e fa riflettere Giuseppe Riggio e Cesare Sposetti, della Redazione di Aggiornamenti Sociali.
- Perché eravate alla GMG?
Ci siamo recati a Lisbona insieme ad una settantina di giovani pellegrini provenienti dai territori della Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù, comprendente Albania, Italia, Malta e Romania, partecipando ai vari eventi con loro, e al tempo stesso proponendo, in collaborazione con altri centri di studi sociali europei dei gesuiti, tre sessioni di un workshop su fede e politica.
- Come è stato vissuto l’arrivo di tanti giovani a Lisbona per la prima GMG dopo la pandemia?
Vari amici portoghesi ci hanno raccontato che vi era una certa apprensione nei giorni precedenti alla GMG: troppa gente da accogliere per una città di non così grandi dimensioni, troppe spese, troppi problemi organizzativi, troppo caos. Eppure, ciò che molti cittadini di Lisbona hanno vissuto durante l’evento si è rivelato profondamente diverso dalle allarmistiche aspettative. Ciò che ha particolarmente colpito molti, e che ha suscitato un generale senso di consolazione e gratitudine, è la gioia espressa dalla grande massa di giovani che ha pacificamente “invaso” la città, portando una carica positiva che, a loro detta, non vi si vedeva da tempo.
- Quale impressione vi hanno fatto i ragazzi e le ragazze presenti?
Spesso anche noi tendiamo a rappresentarci la cosiddetta “generazione Z” come dominata dalla disillusione e dall’ansia per un futuro incerto, tra crisi climatica, minacce alla democrazia e ai diritti individuali ed echi di guerra. Queste preoccupazioni non sono mancate in quei giorni, ma ci ha colpito come siano state vissute in una prospettiva aperta alla speranza, come traspariva dai discorsi e dalle preghiere di molti giovani. Nel fitto programma della settimana della GMG sono stati numerosi gli appuntamenti dedicati ai temi dell’attualità sempre molto partecipati. Si percepiva in modo esplicito il loro desiderio di comprendere meglio quanto accade nel mondo per poter poi esprimere anche un proprio punto di vista e capire insieme ad altri quale contributo possono dare per migliorare la realtà in cui vivono.
- In rete sono diventati virali molti video della GMG, soprattutto quelli dei balli animati dalla console di padre Guilherme Peixoto, sacerdote e dj. Ma in fondo è normale che tanti giovani insieme siano allegri e facciano festa, no?
Ciò che ha colpito tutti è stato il fatto che il clima di festa visto sui social sia stato vissuto non tanto come una fuga (almeno temporanea) dai tanti mali che affliggono la nostra società, ma come la risposta ad essi. Proprio perché hanno piena coscienza delle sfide e delle responsabilità che li attendono, i giovani della Gen Z avvertono il bisogno di sperimentare una gioia vera e profonda, di saper fare festa per ciò che conta. Sono anche consapevoli che per poter vivere tutto questo la strada passa per la condivisione, per l’ascolto attento tra coetanei che hanno storie ed esperienze diverse, per il dialogo con persone di altre generazioni. Così come hanno compreso che la condivisione non si improvvisa, ma si prepara e si costruisce prendendosi il tempo necessario e scegliendo gli aiuti opportuni.
- Come si è posto il Papa nei confronti di questi giovani?
Ci è parso che questo stato d’animo generale, ben palpabile per chi si trovava lì in quei giorni, sia stato ben colto da papa Francesco nelle sue omelie e discorsi. Poche parole, ma semplici e capaci di puntare all’essenziale dell’esperienza dei giovani lì riuniti. Particolarmente sentito è stato il suo richiamo, nella cerimonia di accoglienza, a una Salvezza - e quindi ad una Chiesa - aperta a “tutti, tutti, tutti”. E più volte ha ripetuto l’invito biblico a non temere, ad affrontare con coraggio le ombre e le contraddizioni della propria vita per aprire alla contemplazione della vera felicità, mai scalfita nemmeno dalle cadute.
- Da dove si riparte dunque al rientro?
Sentiamo come le parole del Papa in qualche modo abbiano riassunto l’attitudine fondamentale delle centinaia di migliaia di giovani partecipanti alla GMG: non solo è possibile testimoniare gioia e speranza in un contesto personale e globale di grandi sfide e incertezze, ma anzi, gioia e speranza, prese sul serio, sono la via più efficace per costruire un futuro per la nostra società, iniziando fin da ora, dagli impegni che ci attendono alla ripresa dopo le vacanze.