L'Europa vista "da dentro": un dialogo a tre voci da Bruxelles

Johanna è franco-tedesca, Tamás ungherese e Andrea italiano: hanno età e competenze diverse, ma tutti e tre lavorano o hanno lavorato in ruoli chiave delle istituzioni europee, sperimentando "dall'interno" limiti e potenzialità dell'Unione. Nell'ambito del Dossier in vista delle prossime elezioni europee, Aggiornamenti Sociali ospita nel numero di gennaio un dialogo a tre voci, coordinato da Giuseppe Riggio SJ. Di seguito una delle domande, e le relative risposte. In fondo i profili dei tre intervistati. Qui puoi leggere l'articolo integrale.


Le posizioni ostili alla UE sono sempre più diffuse nei Paesi europei. Qual è la vostra opinione al riguardo? E secondo voi le istituzioni europee come stanno rispondendo a queste contestazioni?

Touzel: Mi sono molto spesa nel dibattito sull’adozione del Trattato di Amsterdam nel 1997 e della Costituzione europea nel 2005, confrontandomi già allora con le correnti euroscettiche presenti da tempo in alcuni Paesi. Si tratta di un fenomeno che fa parte del dibattito democratico, ma, dopo il referendum britannico sulla Brexit del 2016, siamo di fronte a una retorica chiaramente antieuropea, che rivendica semplicemente la fine del progetto europeo. Questi movimenti sono presenti in tutta l’Europa, anche nei grandi Paesi fondatori come la Germania, l’Italia e, ovviamente, la Francia. 

Due fattori sono oggi in azione per amplificare il peso di questi movimenti. Uno è Vladimir Putin, che sostiene Viktor Orbàn o Marine Le Pen, mentre i media russi, in particolare i siti che diffondono bufale, mirano a disinformare e disorientare in modo massiccio i cittadini europei. L’altro viene dagli Stati Uniti e si chiama Steve Bannon, il cui programma è chiaro: porre fine all’Unione Europea. In questa situazione, è necessario restare lucidi: siamo in guerra. Si tratta di una guerra di un nuovo tipo, senza armi, ma di una grande violenza, con un obiettivo chiaro: distruggere l’unità europea. Resteremo inerti, passivi? Lasceremo che il progetto europeo si dissolva o imploda? Non tocca solo alle istituzioni europee rispondere. Queste domande sono rivolte a noi, cittadini. Le elezioni europee del 23-26 maggio 2019 ci permetteranno di scegliere il destino che vogliamo per noi e i nostri figli in questo continente.

Meszerics: Penso che la crescita delle posizioni antieuropee o euroscettiche abbia già raggiunto il suo punto massimo. Probabilmente il prossimo Parlamento avrà più membri appartenenti a questi movimenti che il precedente, ma saranno meno di quanto era previsto dalle analisi degli esperti formulate solo due anni fa, nella primavera del 2016. Un banco di prova cruciale per i sostenitori di posizioni antieuropee ed euroscettiche è la Brexit. Da questa vicenda nessuna delle parti coinvolte trarrà un vantaggio, ma ora è sicuro che il Regno Unito, una delle più forti economie europee, andrà incontro a perdite ben maggiori di quelle che saranno sostenute dalla UE.

Tilche: Sono seriamente preoccupato in quanto questa meravigliosa idea di cooperazione europea, che è servita a far crescere questo continente in pace dopo secoli di guerre fratricide, rischia di venire messa in discussione fin dalle fondamenta da parte di movimenti che mancano totalmente dello spessore culturale e ideale di chi ha messo le basi e ha fatto progredire la UE. I discorsi antieuropei sono di una povertà sconcertante, ma fanno perno su alcuni meccanismi banalmente potenti, in particolare quello dell’identificazione con la UE della causa dei problemi nazionali, facendone il capro espiatorio. 

Se nel passato è stato facile per i Governanti adottare provvedimenti impopolari con la scusa che era la UE a chiedere certi sacrifici, oggi è ancora più facile attribuirle la responsabilità di una crisi che ha radici per lo più a livello globale e colpe per lo più a livello nazionale. Il gioco è facile anche perché la Commissione europea non può controbattere a tutti gli attacchi dei governanti dei Paesi membri, perché è al loro servizio. I cittadini che cadono poi nelle facili trappole di questa narrazione non si rendono conto che vi sono forti interessi antieuropei – in particolare da parte di Stati Uniti e Russia – che temono un’Europa forte e unita per il suo peso sullo scacchiere e sui mercati internazionali. Un’Europa debole e disunita è una perdita per tutti.

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PROFILI

Johanna Touzel, di origini franco-tedesche, ha studiato Storia e Relazioni internazionali a Strasburgo e Bonn. Ha lavorato presso il Parlamento tedesco, ungherese ed europeo prima di divenire portavoce della COMECE nel 2006. Il suo impegno politico è maturato anche grazie alle iniziative dei gesuiti “La politique, une bonne nouvelle” e Faith & Politics. È stata consigliere comunale della città francese di Reims nel 2008 nel partito moderato MoDem.

Tamás Meszerics (al centro nella foto) ha conseguito un dottorato in Storia contemporanea ed è professore di Scienze politiche. Nel 2014 è stato eletto al Parlamento europeo, aderendo al gruppo dei Verdi-Alleanza libera europea. È membro della Commissione per gli Affari esteri, membro sostituto della Commissione per l’Occupazione e gli affari sociali, relatore principale per la Palestina.

Andrea Tilche, laureato in Scienze agrarie a Milano, ha fondato e diretto i laboratori dell’ENEA a Bologna sul trattamento delle acque di scarico. Nel 1998 è entrato alla Commissione europea come capo dell’Unità di ricerca sull’acqua al Centro comune di ricerca di Ispra per poi dirigere a Bruxelles l’Azione chiave sull’acqua nell’ambito del 5° Programma quadro europeo di ricerca. Dal 2010 fino al suo pensionamento nel 2018 è stato responsabile dell’Unità “Azione climatica e osservazione della Terra”. Da novembre 2018 è professore aggiunto e senior advisor presso l’Università di Tromsø in Norvegia.


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16 gennaio 2019
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