Intanto, in Grecia
Pur nel pieno della drammatica emergenza per il Coronavirus in cui è piombata l'Italia, occorre mantenere uno sguardo aperto sulle tante altre crisi in corso nel mondo, alcune delle quali vedono l'Europa diretta protagonista. È il caso di quanto sta avvenendo al confine tra Turchia e Grecia: il commento di Maurizio Ambrosini.
Non c’è come vedere i (presunti) buoni dare brutti esempi per convincere i cattivi dichiarati che hanno sempre avuto ragione e che la loro linea è quella giusta.
Quanto sta succedendo sul confine greco è destinato a lasciare tracce profonde sulla carta d’identità dell’Unione europea e dei governi dei Paesi membri. Rifugiati inermi, tra cui donne e bambini, lasciati passare dalle forze turche, vengono respinti con lacrimogeni, proiettili di gomma, granate stordenti e manganellate: una scena mai vista in queste proporzioni da quando esiste l’UE. Estremisti di Alba dorata e altri militanti di estrema destra collaborano a viso aperto o quasi con la polizia e l’esercito ellenico. Contadini dei villaggi di confine e abitanti delle isole a loro volta sono scesi in campo armati di bastoni e fucili per respingere i presunti invasori.
Quel che è peggio, i vertici dell’UE sono accorsi a dare sostegno al governo ellenico, definito da Ursula von der Leyen “lo scudo dell’Europa”. Come se a premere ai confini fosse un esercito nemico e non gente che ha perso tutto nei conflitti mediorientali e ora chiede un gesto di accoglienza.
Ma oltre alla dimensione umanitaria, sono i risvolti politici della vicenda disegnare scenari inquietanti.
Dopo essersi messe nelle mani della Turchia con l’accordo del 2016, le istituzioni dell’UE si trovano sotto ricatto. Per uscirne, non hanno trovato di meglio che appoggiare la Grecia nell’adozione di due misure che contrastano con le norme internazionali sui diritti umani: i respingimenti collettivi e la sospensione della presentazione di nuove domande di asilo. Per fermare la minaccia populista, i governi europei ne stanno legittimando la visione del fenomeno (i richiedenti asilo come invasori), le misure di risposta (respingimenti di massa), i metodi da impiegare (violenza senza riguardi). Già la stampa filo-sovranista ha osservato che le forze politiche “liberali” hanno sdoganato l’approccio dei loro avversari, fin qui bollato come lesivo di ogni principio umanitario.
La crisi probabilmente sarà risolta versando nuovi fondi a Erdogan, legittimandolo come indispensabile alleato, lasciandogli ancora le mani libere nel trattamento dei rifugiati accolti sul suolo turco.
A rimanere sul terreno, oltre ai morti e ai feriti, sarà però un altro pezzo degli ideali fondativi dell’Unione Europea.
16 marzo 2020
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