Come ogni anno, lo scorso 23 ottobre, la Commissione europea ha presentato il suo programma di lavoro per il 2019. Questo documento, che si compone di una comunicazione iniziale di carattere politico e di cinque elenchi di iniziative, serve a rendere trasparente la strategia delle istituzioni dell’Unione Europea (UE). Il programma di lavoro espone, infatti, il piano d’azione della Commissione per i dodici mesi successivi, cioè l’insieme delle attività volte a rendere concrete le priorità politiche della UE. Facendo conoscere in anticipo a cittadini, associazioni, portatori di interessi, enti locali e regionali e Stati membri le attività dell’anno successivo, la Commissione consente a tutti di potersi attivare per tempo, al fine di esprimere la propria posizione nel merito delle proposte e di creare consenso su eventuali opzioni integrative, alternative o di rigetto rispetto alla formulazione iniziale.
Fin dall’inizio del suo mandato, la Commissione Juncker si è concentrata su poche sfide di maggior rilievo, in cui l’intervento europeo può esprimere un valore aggiunto rispetto all’azione dei singoli Stati. È quindi diminuito in modo significativo, rispetto al passato, il numero di azioni programmate, sulla base della convinzione che è necessario «fare meno in modo più efficiente» (Commissione europea, Comunicazione I principi di sussidiarietà e di proporzionalità: rafforzarne il ruolo nel processo di definizione delle politiche dell’UE, COM[2018] 703 final, in <https://ec.europa.eu>).
Il programma per il 2019 fissa tre priorità: trasformare in norme e dare attuazione a 45 proposte legislative già presentate dalla Commissione considerate fondamentali per realizzare le sue dieci priorità politiche (cfr Simonato A., «Le iniziative dell’Unione per legiferare meglio», in Aggiornamenti Sociali,8-9 [2018] 606-607); adottare 15 nuove proposte per affrontare nuove sfide comuni; presentare alcune iniziative che, sulla scia del Libro bianco per il futuro della UE (cfr Simonato A.,«La gestione della globalizzazione», in Aggiornamenti Sociali, 8-9 [2017] 606-607), esplicitino una prospettiva per rafforzare le fondamenta di una UE più forte e solidale. L’orizzonte di riferimento è il vertice che si svolgerà a Sibiu, in Romania, il 9 maggio 2019, sei settimane dopo la Brexit e due settimane prima delle elezioni europee. In quell’occasione la UE a 27 definirà il proprio futuro per il 2025.
Tra le proposte legislative che si vogliono approvare prima delle elezioni del nuovo Parlamento, se ne segnalano alcune: il quadro finanziario pluriennale per il 2021-2027 (Riggio G., «Il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027», in Aggiornamenti Sociali, 10 [2018] 693-695); il sostegno per la transizione verso un’economia circolare che dia alle imprese europee anche un vantaggio tecnologico rispetto ai loro concorrenti mondiali; una nuova regolamentazione dei mercati dell’energia elettrica; l’agenda per una mobilità sicura, pulita e connessa; la promozione di una finanza sostenibile; l’istituzione di un’Autorità europea del lavoro e proposte per un migliore equilibrio tra vita professionale e privata; azioni per rendere più profonda l’Unione economica e monetaria e per completare l’Unione bancaria; riforma del Sistema europeo comune di asilo (Peri C., «Migranti: l’Europa cambia?», in Aggiornamenti Sociali, 5 [2018] 396-405) e rafforzamento delle opportunità di migrazione regolare; attuazione della nuova alleanza Africa-Europa per l’investimento sostenibile e l’occupazione; riforma del regolamento sull’iniziativa dei cittadini, per rendere più semplice proporre e sostenere nuove proposte legislative. Nelle iniziative che invece hanno l’obiettivo di fornire ai cittadini europei prospettive per il futuro, rientrano, tra le altre: un documento di riflessione su come garantire una UE sostenibile per le generazioni future; un piano coordinato sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale; una proposta per istituire una cartella clinica elettronica europea. È prevista, infine, la presentazione di una serie di iniziative necessarie a garantire l’adattamento della UE al nuovo contesto legato alla Brexit.
Il programma di lavoro del 2019, così come i precedenti, va collocato in una più ampia strategia politica della UE, che vede coinvolte tutte le istituzioni. Il Consiglio europeo, che riunisce i capi di Stato e di Governo degli Stati membri, definisce gli orientamenti di fondo sulla cui base, all’inizio di ogni nuovo mandato, il Presidente della Commissione espone un’agenda di priorità, dopo averne discusso con il Consiglio UE e con i gruppi politici del Parlamento. Sulla base di tali priorità, in ogni programma di lavoro annuale la Commissione formula il piano d’azione per i 12 mesi successivi. La Commissione europea, infatti, non è solo il cosiddetto braccio esecutivo della UE, per cui ha il compito di attuare le decisioni dei due colegislatori, il Parlamento e il Consiglio della UE, e di controllare il rispetto delle regole condivise. È anche il principale organo competente a predisporre le proposte di nuovi atti legislativi europei.
Per tutti questi motivi, il programma di lavoro è uno strumento fondamentale nella vita istituzionale europea e ancor più per il “sistema Italia”. Uno degli elementi ricorrenti nella narrativa della partecipazione italiana alla UE, della quale siamo membri a pieno titolo e con un significativo peso specifico, è il viversi in vari frangenti come soggetti “estranei” o potenziali meri esecutori. Un effetto di tale narrativa è una partecipazione a volte frammentata e/o intempestiva da parte delle nostre istituzioni all’iter decisionale: dalle attività di recepimento delle informazioni, di proposta, di critica costruttiva, alla creazione di reti e alleanze (per un’analisi più articolata di tali aspetti cfr il dibattito riportato in Camera dei deputati, Audizione del Rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea, 18 gennaio 2017, in <www.camera.it>).
Il programma di lavoro è infine anche uno strumento che ci aiuta a conoscere meglio la UE com’è oggi e, ancor più, quale UE desideriamo sostenere esprimendo la nostra partecipazione e il nostro voto nelle future elezioni del Parlamento.