Il mondo dei robot
titolo originale Westworld
di Michael Crichton
Fantascienza/Western, 88 min.
Uscito 1973, Il mondo dei robot (titolo originale Westworld), scritto e diretto da Michael Crichton, segna una pietra miliare del cinema di fantascienza e inaugura un topos del genere: la rivolta degli androidi contro l’essere umano. In un parco divertimenti d’ambientazione storica, i turisti convivono con robot umanoidi resi così somiglianti, da risultare indistinguibili dagli umani e da rendere possibile qualsiasi tipo di interazione con i visitatori. La diffusione di un virus informatico – definizione introdotta nel film per la prima volta presso il grande pubblico – scatena però un’esplosione di violenza da parte dei robot, che uccidono sistematicamente i turisti.
Il film fu il punto di partenza di un filone cinematografico che avrebbe contato, negli anni a venire, capolavori della fantascienza come Blade Runner (Ridley Scott 1982), Terminator (James Cameron 1984) e i relativi sequel, fino al recente Ex machina (Alex Garland 2015). Nel 2016, la HBO ha dato avvio alla serie Westworld, che riprende direttamente il film di Crichton ma con un’importante novità: nella versione televisiva, gli androidi stessi vengono “aggiornati” continuamente dal direttore del parco divertimenti con delle “ricordanze”, sogni a occhi aperti di origine umana che destabilizzano i robot, i quali elaborando i dati di questa esperienza arrivano a sviluppare una sorta di coscienza personale e a ribellarsi agli umani.
Da un lato, questo tipo di narrazioni ha messo in scena una serie di domande di portata antropologica, circa i tratti costitutivi dell’identità umana e il rischio di smarrirli, aggiungendo tematiche sociali legate agli sviluppi del capitalismo (dal ruolo delle grandi multinazionali all’impatto delle tecnologie sul lavoro, con il leitmotiv della ribellione degli strati sottomessi) fino, in Ex machina, alla protesta contro il dominio maschile. D’altro canto, il dato emotivo che sostiene il filone è l’inquietudine rispetto alla possibile perdita di controllo sulle tecnologie e all’insorgere di alterità non umane in grado di contendere all’homo sapiens il dominio del mondo. In questo senso, il cinema sulla rivolta dei robot si può interpretare anche come un’espressione della crisi della tradizionale visione antropocentrica, sicura della superiorità dell’essere umano sulle altre creature e della sua certezza di esserne il dominatore assoluto. Possiamo pertanto dire che la questione che attraversa queste storie non è tanto lo statuto del robot, ma il modo nel quale l’essere umano interpreta se stesso e il suo ruolo nel mondo.
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