Il cardinale Turkson: «L'Expo non resti un'utopia, occorrono risposte concrete alla domanda di giustizia»

Dopo la mattinata del 13 giugno, sabato scorso Aggiornamenti Sociali ha vissuto il suo secondo, importante evento nella sede di Expo 2015, evento organizzato in partnership con Caritas Ambrosiana, Italiana e Internationalis, Diocesi di Milano e Pontificio Istituto Missioni Estere.

Ospite d'eccezione il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il quale - dopo i saluti introduttivi del cardinale Francesco Montenegro, presidente della Caritas Italiana e mons. Luca Bressan, Vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale - ha tenuto un discorso dal titolo: «Per uno sviluppo reale. Lottare contro la povertà e non contro i poveri. Lottare contro la fame e non contro gli affamati». Descrivendo l'Expo come un'utopia, Turkson ha sottolineato che questo «è un luogo artificiale, immaginato, progettato e costruito con un duplice scopo: permettere al mondo intero di dare una rappresentazione di sé attraverso l’alfabeto del cibo, e spingere l’umanità a porsi interrogativi fondamentali sulla propria sopravvivenza e il proprio benessere (...). Come è possibile che, in un mondo capace di ottenere tanti risultati, ancora esistano i poveri e gli affamati? Come è possibile che non abbiamo ancora eliminato la povertà, la fame e la malnutrizione? Ci siamo impegnati a sufficienza in questa lotta? E adesso, qual è il contributo che possiamo portare per cambiare la situazione? Se non mette in moto queste domande, questo luogo, e noi al suo interno, diventiamo complici dell’ingiustizia planetaria».

Il Cardinale ha poi collegato il tema di Expo, la necessità di assicurare a tutta l'umanità un'alimentazione sufficiente e sana, ai contenuti della recente enciclica Laudato Si'. «Il percorso di sviluppo economico degli ultimi due secoli - ha detto - si fonda sull’idea errata che le risorse della terra siano illimitate e che gli ecosistemi siano in grado di rigenerarsi all’infinito, permettendo una crescita senza limiti. Il dramma del degrado ambientale a cui stiamo assistendo ci dice che non è vero, e anche in questo caso sono i più poveri a patirne le conseguenze».
Ma non si può e non si deve fermarsi alla sola denuncia. Evocando il metodo proposto dalla Laudato Si', basato sul dialogo e su un approccio globale e pluridimensionale, Turkson ha suggerito due momenti in cui concretamente promuovere quella «conversione ecologica» richiesta dal Papa: l’adozione da parte delle Nazioni Unite degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, che sostituiranno gli Obiettivi di sviluppo del Millennio, e il Vertice mondiale sui cambiamenti climatici di fine novembre a Parigi.

Su queste e altre sfide il cardinale ha chiamato tutti i credenti (e non solo) a un impegno attivo, ricordando il precedente della Campagna mondiale per la cancellazione del debito estero, promossa dalla Chiesa nel Giubileo del 2000. «Stiamo studiando questa o anche altre possibilità - ha detto il porporato rispondendo una domanda del pubblico -. Pensiamo ad esempio a investimenti sull'impatto sociale, o all'accesso a capitali per comunità povere».

Nella tavola rotonda che è seguita, José Magalhaes De Sousa di Caritas Brasile ha illustrato i risultati del progetto “Fame Zero”, uno dei piani per la lotta alla povertà più avanzati e presi ad esempio in tutto il mondo. «Il Brasile occupa ancora il 79° posto nella classifica dello sviluppo umano globale, c’è ancora un’enorme disuguaglianza tra ricchi e poveri, ma più di 22 milioni di persone sono uscite dalla povertà assoluta, in otto anni il salario minimo è aumentato di circa il 130%, grazie all’introduzione del reddito minimo, al sostegno dell’agricoltura familiare e alla partecipazione dal basso dei cittadini al processo decisionale di cui anche la Chiesa di base e la Caritas sono stati tra i protagonisti».

Suzanna Tkalec, di Caritas Internationalis, ha invece spiegato con numerosi esempi come gli aiuti umanitari forniti dalle grandi organizzazioni e dalle Ong in situazioni di emergenza possono diventare in realtà un freno allo sviluppo e in una violazione della dignità delle persone. Infine, l’economista Riccardo Moro, tra i promotori della campagna “Sulla fame non si specula”, ha spiegato i rischi degli eccessi della finanza applicati ai prodotti agricoli: «Trattare il cibo come un prodotto finanziario, cosa che fanno derivati e futures, può portare a risultati disastrosi, come hanno dimostrato le crisi recenti. Ma come cittadini, elettori e consumatori possiamo fare molto, a patto di operare le proprie scelte in modo responsabile e consapevole».


14 settembre 2015
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