I dipendenti. Un romanzo sulla forza lavoro nel XXII secolo

Olga Ravn
Il Saggiatore, Milano 2022
Scheda di: 
Fascicolo: marzo 2023

La seimillesima astronave partita dalla Terra svolge una missione esplorativa sul pianeta Nuova Scoperta; il suo equipaggio, composto da umani e da androidi, ha l’incarico di custodire misteriosi “oggetti”, forse viventi, recuperati sulla superficie del pianeta. A seguito di inattese reazioni da parte dei dipendenti addetti agli “oggetti”, una commissione aziendale indaga sull’accaduto, raccogliendo testimonianze sconvolgenti. È questo il punto di partenza del romanzo della giovane poetessa danese Olga Ravn, alla sua seconda prova narrativa. Se l’intreccio può apparire scontato ai frequentatori della fantascienza, va detto invece da subito che si tratta di un romanzo estremamente originale, che riprende alcuni stereotipi della narrativa di genere (il ritrovamento di manufatti di origine ignota, la convivenza tra esseri umani e robot umanoidi) per dare vita a uno scenario nel quale, tra la satira e la tragedia, esplodono le contraddizioni della condizione lavorativa contemporanea.

La forma della narrazione, organizzata come una raccolta di testimonianze personali dei dipendenti, umani e non, indirizzati alla commissione d’inchiesta, fa risaltare uno stile di scrittura peculiare, che mescola lirismo esistenziale e satira del gergo aziendale, dando vita a una polifonia frammentata e disorientante, anch’essa espressione dell’impossibilità, per i lavoratori, di trovare una voce in grado di restituire un racconto collettivo. Ciascuno si muove da solo negli spazi asettici, bianchi e puliti della nave spaziale, ciascuno intento nello svolgere un compito delimitato, del quale non comprende la connessione con il lavoro degli altri e con la missione dell’impresa. Divorati da un’immensa nostalgia della Terra, i dipendenti coltivano ricordi struggenti del contatto con la natura e con i propri figli; di fatto, il grande assente in questa storia è proprio il corpo, divenuto come qualcosa di inessenziale all’esperienza del lavoro e sostituibile con le strutture sintetiche degli androidi.

I dipendenti di Olga Ravn sono i lavoratori di un’economia basata su rapporti di lavoro spersonalizzati, nella quale ognuno percepisce se stesso come pezzo intercambiabile di un sistema del qual non comprende il funzionamento; sono l’uomo e la donna che sperimentano il posto di lavoro come un luogo d’esilio dalla vita vera, lasciata altrove; sono i corpi consapevoli del fatto che potrebbero essere sostituiti dalle macchine.

«Non so se sono ancora umana. Sono umana? C’è scritto nei vostri documenti che cosa sono?» (p. 20), si chiede la redattrice della “Testimonianza 101”: infatti, dal racconto non riusciamo a scoprirlo. Possiamo però chiederci che cosa renda umano un lavoro, ed è questa la grande domanda che resta alla fine del romanzo. Qua e là si aprono, per contraddizione, degli spiragli di senso: «A me spaventa ciò che non muore mai e non cambia mai forma. Anche per questo sono fiero di essere umano, e serbo consapevolezza della mia futura morte con onore» (p. 39); «Non condivido l’opinione, diffusa tra i miei colleghi che l’unica soluzione giusta sarebbe di sopprimere la parte umana dell’equipaggio. Forse sono proprio gli umani quell’elemento di caos che tiene in vita il mondo» (p. 126). La cifra del lavoro umano non è quindi l’efficienza meccanica dell’automa, ma nasce da quel fondo di imperfezione e finitudine della nostra natura, che motiva la cura delle cose e delle relazioni, la creatività e la ricerca di significati, cioè tutto ciò che può trasformare il fatto di guadagnarsi il pane quotidiano in un’esperienza che dà spessore alla vita di una persona.

I dipendenti è un romanzo di denuncia, un appello che non alza i toni ma che si fa percepire nell’atmosfera ovattata e priva di suoni dello spazio; soprattutto, è una storia che lascia al lettore le domande giuste per riflettere sulla condizione lavorativa, non nel XXII secolo del titolo, ma già del presente.

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