Frontiera Amazzonia

Viaggio nel cuore della terra ferita

di Lucia Capuzzi e Stefania Falasca
Prefazione del card. Claudio Hummes, EMI, Verona 2019, pp. 176, € 15
Scheda di: 
Fascicolo: ottobre 2019

«Che tratto sei disposta a percorrerne con noi? Non rispondermi ora. Pensaci con calma quando sarai lontana nella tua città. Anche là ti toccherà scegliere da che parte stare. Noi l’abbiamo già fatto: ci siamo schierati con il diritto alla vita. Nostro, dei nostri figli, dei nostri nipoti e anche tuo. Perché questa foresta fa respirare anche te» (Donald, p. 75). Gli incendi che la scorsa estate hanno devastato larghe porzioni di territorio amazzonico hanno suscitato emozione e mobilitazioni in varie parti del mondo. Questo indica che la situazione dell’Amazzonia risuona oggi come un appello mondiale, per l’importanza delle risorse di quest’area e perché essa ci appare quasi come la sintesi di dinamiche e problematiche presenti a livello globale.

Il libro di Lucia Capuzzi e Stefania Falasca, giornaliste di Avvenire, ci introduce in questa complessità, restituendoci un quadro di sfruttamento, ma anche di resistenza creativa, soprattutto femminile. Il volume è un reportage basato su interviste ad attivisti, rappresentanti dei popoli indigeni e personalità della Chiesa cattolica. Le loro storie ci mostrano i molti volti del nuovo colonialismo: dall’estrattivismo – neologismo che designa lo sfruttamento intensivo delle risorse minerarie e petrolifere – al disboscamento finalizzato ad alimentare l’industria della carne, al traffico di droga, fino alla tratta interna di giovani donne. Sono i volti di quella che l’enciclica Laudato si’ ha definito la «globalizzazione del paradigma tecnocratico» e la «cultura dello scarto». In questo quadro, anche la distinzione fra attività legali e illegali sembra sfumare, essendo entrambe manifestazioni di un modello basato sulla massimizzazione dei consumi e dello sfruttamento delle risorse.

Nove capitoli per compiere un viaggio attraverso quattro Stati amazzonici; nove scenari ritratti sul campo e, per ognuno di essi, un materiale prezioso pagato con la distruzione dell’ambiente e della società locale: oro, rame, petrolio, coca, legname, soia. Su tutto questo pesano le incognite legate alla politica del Governo brasiliano guidato dal presidente Bolsonaro, insediatosi lo scorso gennaio e accusato da più parti di smantellare il sistema di garanzie per i popoli indigeni, faticosamente costruito dopo la fine della dittatura nel 1985.

Il libro invita a percorrere questo cammino, ascoltando «il grido della terra e dei poveri» ma anche cercando di capire per arrivare a prendere posizione. «Se gli interessi economici e il paradigma tecnocratico avversano qualsiasi tentativo di cambiamento e sono pronti a imporsi con la forza – afferma nella prefazione il card. Hummes – dobbiamo sapere da che parte stare» (p. 14).

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