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Europee 2019: tre lezioni per l'Unione (e per l'Italia)

di Giuseppe Riggio SJ
caporedattore di
Aggiornamenti Sociali


Sono passati alcuni giorni dalle elezioni europee e i Governi nazionali insieme alle istituzioni di Bruxelles sono già al lavoro per le importanti scelte che dovranno prendere per l’immediato futuro, in particolare sul rinnovo di diverse e importanti cariche come la Commissione, il Presidente del Consiglio europeo e il Governatore della Banca centrale.

Questo confronto avrà ovviamente come riferimento quanto emerso dal voto dei cittadini. Sintetizzando all’estremo possiamo individuare almeno tre grandi indicazioni emerse dal voto: una relativa all'insieme dell'Unione, le altre due riferite all'Italia.

Il progetto europeo raccoglie ancora un ampio credito presso i cittadini, i quali si sono recati alle urne più numerosi rispetto alle scorse elezioni, scegliendo di votare in larga maggioranza per partiti europeisti. Ma l’esito delle elezioni esprime anche una richiesta di cambiamento non più differibile: lo indicano il ridimensionamento del consenso ottenuto dai popolari e dai socialisti, che hanno costituito la maggioranza del Parlamento europeo nelle ultime legislature, la crescita dei liberali e dei verdi, questi ultimi votati in particolare dai più giovani, e infine la netta affermazione dei partiti sovranisti in alcuni Paesi, come l’Italia.

Le prossime tappe dovranno tenere conto di questo quadro politico, per molti versi più frammentato di quello precedente, ma anche più realistico perché costituisce una fotografia fedele di una società europea divisa su alcuni importanti temi. È molto probabile che sarà più complicato avanzare su vari dossier, ma vi è anche la possibilità che istanze finora marginali, relative ad esempio a una maggiore equità sociale o allo sviluppo sostenibile, possano trovare maggiore spazio e tradursi in scelte concrete. Di certo, sarebbe un grave errore da parte dei politici europei lasciar cadere nel nulla le richieste espresse da parte dei cittadini attraverso il loro voto per un cambio di marcia da parte delle istituzioni europee.

Se spostiamo, invece, la nostra attenzione sull’Italia, dopo la vittoria della Lega che ha sostenuto posizioni molto critiche nei confronti dell’Unione Europea, due aspetti vanno tenuti in mente. Il primo riguarda il peso politico del nostro Paese. È molto difficile che saremo presenti con nostri rappresentanti ai livelli più alti delle cariche europee come negli ultimi anni (in questo momento Tajani è Presidente del Parlamento europeo, Mogherini è Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e Draghi è Governatore della Banca centrale europea) per un fisiologico turn over degli incarichi.

Ma la capacità dell'Italia (e di qualunque altra nazione) di poter esercitare un ruolo a livello europeo non dipende solo dal numero di cariche ricoperte, né dalla capacità di “alzare la voce” nei confronti dei partner europei. Il peso politico di un Paese dipende molto dalla sua capacità di partecipare attivamente ai lavori preparatori dei vari dossier. L’influenza nazionale si difende meglio e in modo più incisivo con una presenza seria e propositiva nelle sedi dei negoziati, lontani dai riflettori, piuttosto che ingaggiando un pubblico braccio di ferro con le istituzioni di Bruxelles e gli altri Governi.

Un secondo elemento su cui riflettere è l’affluenza alle urne degli italiani, che è stata pari a 56%, in calo rispetto alle elezioni politiche dell’anno scorso (73%) e alle precedenti europee (57%). È un dato in controtendenza rispetto al resto dell’Unione Europea, ed è stato particolarmente basso in alcune Regioni meridionali, come la Calabria (44%), la Campania (48%) o la Sicilia (37%). Queste sono anche le Regioni in cui alcuni strumenti della UE (in particolare i fondi di coesione e i fondi di sviluppo regionale) sono più presenti, ma non sufficientemente impiegati dalle amministrazioni locali né riconosciuti e apprezzati.

La bassa affluenza segnala che siamo poco consapevoli come italiani di quanto la UE con le sue politiche e suoi progetti sia importante per la nostra vita quotidiana, con la conseguenza di sprecare opportunità concrete per la mancata conoscenza dei processi europei. Constatare l’esistenza di questa lacuna solleva numerosi interrogativi, perché siamo di fronte a una sorta di urgenza civica che va affrontata dalle istituzioni ai vari livelli con il contributo delle realtà più sensibili della società civile.

Se vogliamo essere protagonisti dell’Europa il primo passo da compiere è rendere i nostri cittadini familiari con la sua realtà e i suoi meccanismi, al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni.
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