El Salvador, si riapre il caso dei gesuiti uccisi

Si riapre il processo relativo al terribile massacro che nel 1989, nella sede della Università Centroamericana (UCA), a San Salvador, portò all’uccisione di sei gesuiti e due donne, a opera delle forze militari governative salvadoregne. 

La strage, che ebbe grande risonanza internazionale, si inserì nella lunga serie di crimini attribuiti all’esercito salvadoregno nel corso di una guerra civile iniziata nel 1979 e protrattasi fino al 1992, in un clima generale di violenza efferata e senza regole: l’assassinio di padre Rutilio Grande nel 1977, l’esecuzione di quattro suore americane (Maura Clarke, Ita Ford, Dorothy Kazel e Jean Donovan) nel 1980, l’uccisione dell’arcivescovo della capitale, Oscar Arnulfo Romero, nel medesimo anno, sono solo i casi più eclatanti. E non furono solo personalità religiose a essere colpite; si contano più di 10mila civili salvadoregni uccisi (perlopiù contadini) e più di 70mila tra rapiti e torturati durante il conflitto.

Con queste premesse, e considerando che nei decenni successivi il Paese è stato spesso governato da forze politiche idealmente in continuità con quelle al potere durante la guerra civile, non sorprende che molti di questi crimini siano rimasti impuniti. Anche perché nel 1993 venne approvata un'amnistia generale che ha cancellato molti reati, anche gravi. 

Il massacro della UCA, avvenuto il 16 novembre 1989, costò la vita ai padri gesuiti Ignacio Ellacuría (rettore dell'Università), Ignacio Martín-Baró, Segundo Montes, Amando López, Joaquin López y López e Juan Ramón Moreno, alla loro cuoca, Julia Elba Ramos, e a sua figlia Celina Maricet Ramos. Come autori materiali della strage vennero individuati, abbastanza rapidamente, un colonnello, due tenenti, un sottotenente e cinque soldati: processati nel 1991 in quello che i legali della UCA hanno definito una "farsa", sette sono stati assolti, due condannati ma poi amnistiati. 

La riapertura del caso, decisa pochi giorni fa dal Tribunale di pace, che ha potere sulla Procura della Repubblica, riguarda invece i presunti mandanti, ovvero gli ex ufficiali Rafael Humberto Larios, Juan Rafael Bustillo, Francisco Elena Fuentes, Juan Orlando Zepeda, l’ora defunto René Emilio Ponce e il colonnello Inocente Montano (unico estradato in Spagna dopo essere stato arrestato negli USA).
 
A sollecitare la riapertura delle indagini sono stati in particolare il rettore della Uca, il gesuita Andreu Oliva, il direttore dell’Istituto per i Diritti umani (Idhuca) della stessa Università, padre José Maria Tojeira, e l’avvocato dell’Idhuca, Arnau Baulenas. Nelle loro intenzioni, la nuova indagine e il nuovo processo potrebbero offrire, seppure dopo tanti anni, l'occasione per rendere giustizia alle vittime, alle loro famiglie e alla Compagnia di Gesù, e porre così le basi per la chiusura di un capitolo molto doloroso della storia del Paese. 

24 aprile 2018
Ultimo numero

Rivista

Visualizza

Annate

Sito

Visualizza