Diluvio

Stephen Markley
Einaudi, Torino 2024, pp. 1293
Scheda di: 
Fascicolo: marzo 2025

Cli-fi, ossia climate fiction (per assonanza con sci-fi): è un sottogenere della fantascienza dedicato ai tentativi di sopravvivenza delle società umane su un pianeta le cui condizioni ambientali sono state gravemente compromesse dai cambiamenti climatici. Il filone, che conta pietre miliari come la trilogia MaddAddam di Margaret Atwood e le opere pionieristiche di James Ballard degli anni ‘60, intreccia avventura catastrofista, speculazione scientifica e analisi sociale. Il poderoso romanzo di Markley, che descrive il collasso ecologico e sociale degli Stati Uniti dal 2013 alla fine degli anni ‘30, si colloca in questa tradizione, ma con un taglio realistico che concentra tutta l’attenzione sul modo in cui una società democratica può affrontare una serie di sconvolgimenti ambientali che portano al limite di rottura la tenuta delle istituzioni.

Nell’arco di un quarto di secolo, la narrazione segue le vite parallele e intrecciate di personaggi quanto più possibile diversi tra loro: Anthony Pietrus, scienziato del clima catapultato nella politica; Kate Morris, leader di un movimento ambientalista radicale deciso a causare un terremoto nel sistema politico statunitense; il suo partner, Matt Stanton, che rappresenta l’anima introspettiva del romanzo; Ashir al-Hassan, geniale matematico in lotta con la propria neurodivergenza; Keeper, un emarginato destinato al ruolo di chi subisce gli eventi senza possibilità di esserne protagonista; Shane Acosta, una donna ispanica che invece ha deciso di prendersi un ruolo nella storia formando un gruppo dedito al sabotaggio delle infrastrutture dell’industria petrolifera; Jackie Shipman, figlia del Midwest proletario, la cui carriera straordinaria al servizio del settore petrolifero non la metterà al riparo dalla catastrofe; il reverendo Andrade, infine, un pastore protestante che rischia la vita per contrapporre la radicalità evangelica al fanatismo dei gruppi paramilitari nazionalisti e pseudocristiani. Ciò che accomuna personaggi così diversi è l’essere, ciascuno a modo proprio, figure tragiche nel senso originario del termine, cioè vite esposte a un destino soverchiante, in lotta per sopravvivere ma soprattutto per trovare e lasciare agli altri il senso di quella lotta contro l’impossibile. Il tutto intercalato da articoli di giornale, interviste, rapporti sullo stato del clima e minute di riunioni politiche.

Markley, già noto in Italia per il romanzo Ohio (Einaudi 2020), anch’esso racconto di vite parallele sullo sfondo della recente storia del suo Paese, con Diluvio coltiva l’obiettivo ambizioso di tracciare un grandioso affresco della società statunitense di fronte ai cambiamenti climatici, con le sfide etiche e politiche, le derive ideologiche, i rigurgiti del fondamentalismo religioso e del suprematismo bianco. Nel romanzo c’è molto, forse troppo. Non mancano ripetizioni, banalità e cadute di stile. Ma l’operazione di mettere il lettore di fronte a un destino che non risparmia nessuno e che richiede scelte, forse radicali, sembra riuscita. La vicenda del movimento Fierce blue fire di Morris – personaggio tanto affascinante quanto disturbante – solleva riflessioni e pone domande sul modo in cui i movimenti per la giustizia climatica possono essere significativi sulla scena politica attuale. Infatti, nel racconto risuonano i dibattiti di questi anni sulle strategie: dall’uso del sabotaggio teorizzato da Andreas Malm (Come far saltare un oleodotto, Ponte alle Grazie 2022) e messo in pratica da gruppi come lo statunitense Earth Liberation Front, alle prassi di resistenza civile nonviolenta sostenute dal fondatore di Just stop oil! Roger Hallam (Altrimenti siamo fottuti, Chiarelettere 2020).

Molto interessante il fatto che, diversamente da molta narrativa e cinematografia catastrofiste, in Diluvio non ci sia un evento epocale che separa un “prima” e un “dopo” nella storia della civiltà; viene ritratta invece – e questo è più credibile e più spaventoso – la lenta deriva della politica e della società. Dov’è la speranza – possiamo chiederci – in questa odissea al rallentatore? È nella capacità umana di resistere e di sacrificarsi, chi in nome della scienza, chi della politica e chi anche del Vangelo. La lotta, allora, diventa già un’esperienza di salvezza in quanto ci permette di restare umani quando la storia minaccia di distruggere la nostra umanità.

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