Delitti in prima pagina. La giustizia nella società dell’informazione
Edmondo Bruti Liberati
Raffaello Cortina Editore, Milano 2022, pp. 287, € 19
Il modo in cui i mezzi di informazione raccontano gli omicidi rispecchia una concezione pubblica di che cosa sono il delitto, la giustizia e la pena. Nelle pagine di cronaca nera, una società rilegge se stessa attraverso il confronto con gli archetipi del carnefice e della vittima, la cui interpretazione evolve continuamente, e con gli esiti estremi delle proprie dinamiche. Inoltre, queste narrazioni chiamano in causa il modo nel quale debbano essere compresi i diritti di tutte le parti in causa: che cosa è giusto narrare di un delitto? Come raccontare un episodio di violenza, rispettando i diritti della vittima, dei suoi familiari, ma anche quelli di chi subisce un procedimento giudiziario? Si comprende bene come i “delitti in prima pagina” portino alla ribalta anche i diritti delle persone coinvolte e, quindi, anche la legislazione che riguarda il mondo dell’informazione. Edmondo Bruti Liberati, magistrato, ripercorre un secolo e mezzo di cronaca nera e giudiziaria italiana, cercando una risposta a queste domande.
Il libro ripercorre la storia italiana del racconto mediatico dei delitti e dei processi: dalla nascita della stampa giudiziaria nell’Ottocento all’esplosione, nel secondo dopoguerra, di una cronaca nera votata al voyeurismo, rappresentato in grado esemplare dal quotidiano milanese La Notte; fino agli anni ‘90, con i processi in televisione e gli infiniti talk show dedicati ai “casi” del momento (Cogne, Erba, Garlasco...). Sono fenomeni sempre sul filo di un’ambiguità: quella tra il valore della trasparenza del procedimento penale, che fa parte dell’affermazione delle società democratiche, e la sua spettacolarizzazione con il conseguente rischio di ledere altri valori di uno Stato di diritto: la presunzione di innocenza, la tutela della riservatezza e la stessa garanzia del regolare svolgimento di un processo, che deve restare al riparo dalle pressioni della società.
Soprattutto la seconda parte del volume affronta i risvolti legislativi del rapporto tra media e processo penale, che riguardano, da un lato, il diritto di informazione, dall’altro la comunicazione da parte dell’apparato giudiziario. «Alla ricerca di un difficile equilibrio» si intitola, significativamente, il capitolo conclusivo: la ricerca di un giusto bilanciamento tra i valori in campo è ancora un cantiere che richiede molto lavoro, da parte sia dei giuristi, sia dei professionisti della comunicazione.
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