Città fai-da-te. Tra antagonismo e cittadinanza
Storie di autorganizzazione urbana
Carlo Cellamare
Donzelli, Roma 2019, pp. 183, € 16
Chi “fa” una città? Molti risponderebbero: anzitutto l’ente pubblico, attraverso la pianificazione urbanistica e le politiche mirate. Questo è vero, ma in parte. Altri aggiungerebbero: il mercato, disegnando il territorio nell’intreccio delle dinamiche economiche. Questo è profondamente vero, perché il mercato è oggi la forza più potente nel definire il tessuto urbano. Ma c’è altro. C’è il ruolo attivo di chi vive un territorio e lo modifica organizzandosi e prendendo l’iniziativa. Questo ruolo di “produzione della città” svolto dagli abitanti, è spesso misconosciuto o anche guardato con sospetto. È l’ambito dell’auto-organizzazione, termine a lungo confinato, nell’immaginario collettivo, in una fascia grigia ai limiti della legalità e associato spontaneamente a movimenti di contestazione sociale. Eppure, intorno a questa categoria si gioca la possibilità di ripensare la sfera del “pubblico” e il rapporto, oggi quantomai controverso, fra cittadini e istituzioni. L’A. ci porta a scoprire, attraverso il caleidoscopio delle periferie romane, una serie di esperienze di questo: spazi verdi autogestiti e centri polifunzionali nati dall’iniziativa dei cittadini, occupazioni a scopo abitativo di fabbriche abbandonate e altri edifici dismessi. Ci introduce così in una narrazione della città di Roma, lontana dagli stereotipi del degrado e della criminalità diffusa. Racconta una città ancora capace di protagonismo e di creatività, proprio a partire dai suoi luoghi marginali.
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