Che cosa si rimprovera a papa Francesco?

Recentemente, in particolare in occasione della pubblicazione dell’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia, sono state rivolte a papa Francesco alcune critiche. Ne è seguito un certo dibattito, che offre l’opportunità di approfondire meglio il pensiero del Papa. 

Le sue innovazioni sono davvero in rottura con il Magistero precedente? È la domanda chiave a cui cerca di rispondere padre Bartolomeo Sorge, gesuita, direttore emerito di Aggiornamenti Sociali, in un intervento sul numero di novembre della rivista. Lo stesso testo compare nel volume Abbiamo bisogno di te. Ventisette lettere a papa Francesco, a cura di Maria Cristina Poma (Imprimatur, 118 pp. 12 euro), in libreria dal 10 novembre.

«L’elezione di papa Francesco - premette Sorge - è stata accolta dappertutto e da tutti con speranza ed esultanza. Era inevitabile che, prima o poi, con gli applausi e i consensi, venissero anche le critiche. Alcune di queste sono sciocche e insipienti, e non vale la pena neppure di raccoglierle. Altre riguardano lo stile di vita del nuovo Papa ed erano più o meno scontate. (...) Altre critiche sono più serie e si concentrano sul modo di governare del Papa o sulle ripetute “bacchettate” rivolte ai sacerdoti». Infine, «vi sono altre critiche, piuttosto serie, venute specialmente dopo la pubblicazione dell’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia. Sono critiche che vengono da persone illuminate e fedeli, fatte senza arroganza e lasciano trapelare un’evidente o malcelata contrarietà».

Nel suo articolo Sorge si concentra su due voci critiche qualificate, quelle di Robert Spaemann, professore di filosofia all’Università di Monaco di Baviera, ritenuto uno dei maggiori filosofi e teologi cattolici tedeschi, amico di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, e di Aldo Maria Valli, giornalista cattolico e apprezzato vaticanista del TG1.

Il primo afferma che l'Amoris laetitia costituisce una palese frattura con tutto il precedente Magistero della Chiesa, in particolare con la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II; il secondo evidenzia che la logica del cristiano è sempre stata quella dell’et et, non dell’aut aut, mentre non è più così con papa Francesco. E accusa: «la Chiesa del “ma anche” sposa esattamente la logica del mondo».

Rispondendo a queste critiche, padre Sorge afferma che «papa Francesco – in fedeltà al Concilio Vaticano II – ha affrontato fin dall’inizio del pontificato in modo innovativo tre tensioni che interpellano il servizio apostolico nel nostro tempo: quelle tra dottrina e pastorale, tra coscienza soggettiva e obiettività della legge e tra misericordia e giustizia. In sostanza, il modo in cui sono vissute queste tensioni e le posizioni critiche assunte al riguardo rivelano le resistenze o le difficoltà di comprendere l’invito di papa Bergoglio a una "Chiesa in uscita", preferendo rimanere ancorati alle certezze tradizionali, ben custodite dalle vecchie e solide “mura del tempio”».

E dopo avere analizzato più in profondità queste tre "tensioni", il gesuita conclude: «Ecco, dunque, dove sta la vera novità del pontificato di papa Francesco: non nella rottura con il precedente Magistero della Chiesa, ma nel suo ulteriore approfondimento, alla luce del realismo di Dio. È il Vangelo della misericordia a chiedere che si prenda atto della complessità dei condizionamenti che, nella società di oggi, limitano la capacità di decisione di molte coscienze».

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8 novembre 2016
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