Armi negli Usa, perché il Secondo Emendamento va abrogato

Una media di una sparatoria al giorno dall'inizio del 2015 e 380 vittime, sempre da gennaio, nelle stragi provocate negli Stati Uniti da persone armate nei luoghi più disparati: scuole, cinema, strade. Sono dati raccolti dal sito Mass Shooting Tracker, che ha iniziato a tenere queste drammatiche statistiche nel 2013. L'ultimo caso, in ordine di tempo, è costato la vita a 9 studenti in Oregon, il 2 ottobre scorso. 

Va sottolineato che questi conteggi considerano solo le cosiddette «sparatorie di massa», cioè casi in cui si sono registrati tre o più decessi. Se invece si calcola l'insieme degli episodi di violenza con uso di armi da fuoco, le cifre sono ancora più impressionanti: nel 2015 i morti sono quasi 10mila, 20mila i feriti e quasi 40mila i casi di violenza.

È una situazione che ha da tempo aperto il dibattito sul diritto a possedere armi da fuoco, garantito dalla Costituzione americana. Diritto che il presidente Barack Obama vorrebbe limitare, ma che viene invece strenuamente difeso dalla maggioranza del Congresso. 

In un editoriale pubblicato nel 2013 dal loro settimanale America, i gesuiti statunitensi hanno preso apertamente posizione a favore di una modifica della Costituzione, offrendo un esempio di che cosa significhi dare attuazione alla dottrina sociale della Chiesa e alla tradizione cattolica. Riproponiamo questo testo, ancora pienamente attuale, nella sua traduzione italiana. 

5 ottobre 2015
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