Ricorre quest’anno il 1700esimo anniversario dell’ Editto di Milano, con cui nel 313 d.C. Costantino, imperatore d’Occidente, e Licinio imperatore d’Oriente concessero ai «cristiani e a tutti gli altri libera scelta di seguire il culto che volessero». Le iniziative per marcare la ricorrenza sono molteplici e non hanno mancato di suscitare fin da subito un vivace dibattito in merito all’interpretazione dell’evento, come dimostrano le numerose reazioni al discorso di Sant’Ambrogio con cui il 6 dicembre 2012 il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha aperto l’Anno costantiniano.
L’anniversario rappresenta un’occasione per continuare a riflettere su libertà religiosa, laicità dello Stato, ruolo pubblico della/e religione/i, rapporto fede-politica.
«L’Editto di Milano – dice Giacomo Costa nell’editoriale del numero di febbraio – anche all’interno della Chiesa, è da taluni celebrato e da altri considerato il simbolo del tradimento del Vangelo e il germe della storia del nefasto legame della Chiesa con il potere». Uno dei punti più dibattuti è se questo sia stato un atto di tolleranza o se, per la prima volta, vi si affermi la nozione di libertà religiosa. È, infatti, indubbio che la tolleranza sia un grande passo avanti nella direzione del rispetto della dignità della persona in situazioni di conflitto violento o di persecuzione, ma è pur vero che in contesti più fortunati, come il nostro, essa rappresenta una base esigua per la vita sociale. Un autentico rispetto richiede un passo oltre verso il mutuo riconoscimento. «Fa parte del DNA della democrazia attivare percorsi di mutuo riconoscimento fra cittadini e corpi intermedi, la cui portata civile supera di gran lunga la tolleranza più o meno benevolmente elargita» afferma il direttore di Aggiornamenti Sociali. Si colloca qui la corretta interpretazione del concetto di laicità dello Stato, ossia la salvaguardia della libertà di religione in regime di pluralismo confessionale e culturale, che ben differisce dall’indifferenza verso ogni fenomeno religioso.
Qual è quindi il compito della Chiesa? Innanzitutto rileggere con onestà e libertà la storia a cui l’Editto di Milano dà il via, così da imparare a riconoscere l’aiuto che essa ha ricevuto da posizioni diverse dalle proprie per capire come la libertà religiosa faccia parte del suo patrimonio. Inoltre, alla Chiesa spetta il compito di «rinnovare con convinzione l’opzione fondamentale per la democrazia, visto il suo legame profondo con la libertà religiosa e la laicità sana».
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Il numero di febbraio di Aggiornamenti Sociali presenta anche un secondo Editoriale, una breve riflessione che la Redazione offre sul centenario della nascita di Giuseppe Dossetti: Chiara Tintori ne ricostruisce brevemente la biografia, indicando l’attualità di questo grande profeta del Novecento «talvolta non in sintonia con importanti settori del suo partito e della Chiesa, ma sempre animato dalla ricerca di Dio».