Villaggi intelligenti: il Piano d’azione europeo

Fascicolo: novembre 2019

Molti territori dell’Unione Europea (UE), le cosiddette zone rurali, sperimentano giorno dopo giorno gli effetti negativi causati dal continuo spopolamento, dovuto a due tendenze che si rinforzano reciprocamente: da una parte le poche opportunità lavorative, imprenditoriali, sociali e culturali; dall’altra l’inadeguatezza e/o il graduale venir meno di servizi e infrastrutture fondamentali per la vivibilità quotidiana. Al fine di dare una risposta organica per contrastare tali processi, l’11 aprile 2017 la Commissione europea ha presentato il documento Piano d’azione dell’UE per i villaggi intelligenti, che fa proprie alcune conclusioni dell’importante conferenza «Una vita migliore nelle aree rurali», tenutasi nel 2016 a Cork, in Irlanda.

Il Piano di azione si propone di riflettere sulla sostenibilità e sul miglioramento della qualità della vita delle aree rurali, per contrastare il fenomeno del progressivo calo della popolazione in territori importanti, come le aree montane. La via scelta è stata di favorire il coordinamento tra una serie di iniziative, inizialmente scollegate, che fanno capo a diverse politiche europee (sviluppo rurale, sviluppo regionale, ricerca, trasporto, energia e digitale). L’attuazione del Piano di azione ha visto il ruolo propulsivo della Rete europea per lo sviluppo rurale (RESR), che nel 2018 e 2019 vi ha dedicato specifici gruppi di lavoro, pubblicazioni e il progetto pilota “Smart Village”, con l’idea di sviluppare proposte e diffondere buone pratiche, al fine di offrire strumenti integrati per gli obiettivi individuati. Nel procedere si è tenuto conto delle profonde differenze esistenti tra le aree rurali, ad esempio tra quelle che si trovano in montagna e quelle in pianura. Non esistono, infatti, modelli o soluzioni standard: si tratta di luoghi abitati da persone e comunità con specifici bisogni e potenzialità. La base di partenza di tale riflessione è quindi un approccio allo sviluppo che pone al centro il capitale cosiddetto territoriale, cioè l’insieme delle specifiche risorse sociali, ambientali, economiche, culturali e istituzionali che caratterizzano i singoli luoghi.

Inoltre, grande attenzione è dedicata alla partecipazione attiva di tutte le componenti delle comunità stesse per creare uno sviluppo sostenibile, cioè orientato al futuro. In effetti, i borghi qualificabili come “intelligenti” sono necessariamente fatti dalle persone e per le persone; sono, cioè, abitati da cittadini che prendono l’iniziativa per trovare soluzioni concrete alle grandi sfide con cui si confrontano ogni giorno, interpretando in modo innovativo le nuove dinamiche che stanno trasformando le zone rurali. Essere “intelligenti” assume vari significati: usare, ad esempio, le tecnologie digitali per favorire l’innovazione sociale; essere consapevoli delle nuove catene del valore rurali (come l’energia rinnovabile, la bioeconomia emergente, la crescente domanda di prodotti tipici e salubri, l’economia circolare, l’ecoturismo); costruire nuove forme di cooperazione e nuove alleanze tra il mondo agricolo e tutte le altre componenti delle comunità rurali, tra Comuni, settore privato e società civile.

Migliaia di comunità rurali già sperimentano alcune di queste dimensioni: vi sono vari esempi di innovazione sociale nei servizi rurali, nuovi rapporti con le aree urbane che si rivelano vantaggiosi per entrambi i contesti e attività che rafforzano il ruolo delle zone rurali nella transizione verso una società più sostenibile e salubre dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Le iniziative programmate dalle istituzioni dell’UE hanno la finalità di mettere a disposizione dati, buone pratiche, reti, finanziamenti, integrazione tra finanziamenti, normative (se necessario), al fine di favorire e sostenere queste esperienze, che in certi luoghi sono già nate “dal basso”.

In tal senso si colloca ad esempio il Progetto SIMRA-Social Innovation in Marginalized Rural Areas (<http://www.simra-h2020.eu>), progetto finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon2020. Nella stessa cornice si inquadra l’iniziativa del Parlamento europeo SMARTA-Rethinking Rural Mobility (<https://ruralsharedmobility.eu>), che propone soluzioni nuove al tema della mobilità nei territori rurali. Anche il progetto TESS-Transactional Environmental Support System, finanziato dal 7º programma quadro dell’Unione (<http://tess-project.eu>), ha valutato un campione di 63 iniziative per il clima realizzate da varie comunità in Europa, mettendo in risalto non solo il potenziale di attenuazione dei cambiamenti climatici, ma pure la coesione sociale e la consapevolezza delle proprie capacità che possono nascere dal fatto di lavorare insieme per produrre un cambiamento.

Com’è stato evidenziato dalla RESR, «per molti cittadini europei le aree rurali sono semplicemente la loro casa: un luogo in cui vivere, lavorare e far crescere la propria famiglia. Le comunità rurali hanno bisogno di posti di lavoro, servizi di base, connettività e soluzioni di trasporto intelligenti, ma anche di un clima che favorisca l’imprenditorialità. È quindi necessario intervenire su tutti questi fronti in maniera integrata» («Borghi intelligenti. Nuova linfa per i servizi rurali», in Rivista rurale dell’UE, 26 [2018] 47). L’azione dell’UE per i piccoli Comuni intelligenti va in questa direzione ed è un esempio di come l’esistenza di istituzioni comuni – e al loro interno di network formali e informali transnazionali – renda possibile sia una maggiore diffusione delle buone pratiche sperimentate per affrontare sfide simili, sia l’incentivo istituzionale verso una governance multilivello. Una governance che possa quantomeno provare a realizzare una convergenza tra i molti strumenti a disposizione delle diverse istituzioni (locali, regionali, statali, europee), garantendo un equilibrio tra esigenze di uniformità di diritti e doveri e valorizzazione delle differenziazioni presenti nelle comunità e nei territori.

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