Negli ultimi mesi il razzismo è tornato al centro dell’attenzione dopo la morte di George Floyd, un uomo di colore soffocato da un poliziotto durante l’arresto a Minneapolis. Le proteste e le prese di posizione di politici, intellettuali, sportivi, artisti e gente comune mostrano quanto la questione sia attuale e molto sentita, e non solo nella comunità afroamericana. Secondo un sondaggio dell’Eurobarometro del 2019, oltre la metà degli europei ritiene che nei propri Paesi siano presenti forme di discriminazione dovute all’appartenenza etnica o al colore della pelle (Special Eurobarometer 493). Con la pandemia, gli episodi di intolleranza contro le comunità cinesi all’estero confermano quanto sia breve il passo da uno sguardo sospettoso ad atti di violenza verbale o fisica.
Nel discorso sullo stato dell’Unione 2020, la presidente von der Leyen ha affermato che nell’UE «la lotta contro il razzismo non sarà mai un’opzione facoltativa», annunciando una serie di iniziative, poi pubblicate nel piano d’azione Un’Unione dell’eguaglianza: il piano d’azione dell’UE contro il razzismo 2020-2025, al fine di «aiutare le persone appartenenti a minoranze razziali o etniche a far sentire la loro voce e a riunire gli attori coinvolti in uno sforzo comune mirante a contrastare il razzismo in modo più efficace» (entrambi i documenti sono disponibili in <https://ec.europa.eu>). A livello europeo, così come negli Stati membri, vi è già una serie di misure per contrastare le discriminazioni delle minoranze (vietate dai Trattati europei e dalla Carta dei diritti fondamentali), ma vi è ancora molto da fare. Il Piano d’azione intende offrire una strategia globale per integrare meglio e rendere più incisivi i vari strumenti già esistenti, colmando le eventuali lacune.
Uno dei primi interventi previsti consiste nella valutazione dell’attuale quadro giuridico europeo, costituito dalla Direttiva 2000/43/CE sull’uguaglianza razziale nell’occupazione, istruzione e protezione sociale e la Decisione quadro 2008/913/GAI sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia, che invita gli Stati membri a garantire la punibilità di gravi manifestazioni di razzismo e xenofobia con sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive. L’obiettivo è di verificare il recepimento e l’attuazione della legislazione europea a livello nazionale. Entro il 2022 la Commissione si propone di presentare le eventuali misure legislative necessarie per rimuovere le fragilità esistenti. Sulla base della valutazione, infine, la Commissione potrà avviare procedure d’infrazione nei confronti dei Paesi inadempienti.
Nel processo di valutazione si terrà conto delle osservazioni dei portatori di interessi, in particolare delle vittime di razzismo e di discriminazione. La Commissione ha indicato nell’ascolto reciproco e nel dialogo tra tutti gli attori coinvolti – dagli Stati al mondo delle imprese, alla società civile e alle vittime – un fattore chiave per individuare percorsi più efficaci per contrastare il razzismo. Per questo è stata prevista l’istituzione del coordinatore antirazzismo, una figura di raccordo tra la Commissione e le varie realtà, istituzionali e non, che esercitano un ruolo importante in questo campo. A tal riguardo, la Commissione ha evidenziato un aspetto delicato: sono poche le vittime di discriminazione che denunciano i reati subiti, anche a causa di una ridotta fiducia nelle autorità pubbliche e la scarsa credibilità delle forze dell’ordine per alcuni episodi discriminatori di cui sono state responsabili.
Il cammino verso un’Europa dell’uguaglianza passa per un cambio culturale profondo. Per questo il Piano d’azione dedica ampio spazio alla lotta agli stereotipi, che influenzano negativamente la percezione che si ha delle minoranze (dai rom agli ebrei o agli immigrati), proponendo un recupero della memoria storica e iniziative formative rivolte a quanti lavorano nella comunicazione. La sfida del cambio culturale si gioca anche negli aspetti concreti della vita quotidiana. La legislazione europea contro le discriminazioni prevede già ampie tutele nell’accesso all’occupazione, all’istruzione, all’assistenza sanitaria e all’alloggio, ma le disparità continuano a sussistere. Per rafforzare le politiche in questa area, la Commissione ha previsto lo stanziamento di appositi fondi a favore dell’inclusione sociale nel Quadro finanziario pluriennale, attraverso il Fondo sociale europeo Plus e il Fondo europeo di sviluppo regionale, e la creazione di un apposito programma chiamato “Cittadini, uguaglianza, diritti e valori”.
Negli ultimi anni Internet è divenuto purtroppo uno degli scenari degli episodi di razzismo. Nel 2016, la Commissione aveva adottato un codice di condotta per lottare contro le forme illegali di incitamento all’odio on line, coinvolgendo le piattaforme informatiche affinché si impegnassero a esaminare ed eventualmente rimuovere i contenuti che violassero il codice. Per rafforzare la tutela delle vittime, la futura legge sui servizi digitali accrescerà e uniformerà la responsabilità delle piattaforme on line, il cui ruolo è cruciale, soprattutto quando si tratta di quelle usate in maggioranza da minori e adolescenti.
Sempre in questo ambito, va richiamato il rischio che gli algoritmi usati nelle nuove tecnologie siano all’origine di forme di discriminazione o finiscano con alimentare pregiudizi nei confronti delle minoranze. Il Piano d’azione cita alcuni studi sugli algoritmi di riconoscimento facciale che hanno dimostrato «percentuali elevate di errori di classificazione quando sono applicati ad alcuni gruppi demografici, come le donne e le persone appartenenti a minoranze razziali o etniche». Si tratta di un tema nuovo ed estremamente sensibile, che verrà affrontato nella proposta di quadro legislativo orizzontale sull’intelligenza artificiale, per prevenire effetti discriminatori o distorsivi.
Come si può comprendere, il piano quinquennale tocca tanti ambiti, con il pregio – e il potenziale rischio, se il coordinamento non sarà all’altezza – di tenere in conto i vari aspetti in gioco e di mettere in dialogo tutti gli attori coinvolti ai vari livelli, da quelli locali fino alle istituzioni europee.