ArticoloDiario COP21

Una roadmap cattolica per la Cop21 (e per il futuro?)

Equipe Ecojesuit
“L’etico, il pratico e l’escatologico”, questi i tre contributi chiave della Chiesa cattolica al dibattito ambientale odierno. 

Monsignor Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, ha tenuto un breve ma stimolante discorso ai Capi di Stato e di Governo durante la seduta d’apertura della COP21 di Parigi, sottolineando tre elementi che il Vaticano – insieme a molte comunità di base fondate sulla fede – sta ripetendo da anni.

Primo, l’etico. Parolin ha affermato l’importanza di una chiara scelta morale, che includa il principio formulato nel 1992 alla Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile di Rio: il cosiddetto principio delle responsabilità comuni ma differenziate. Nonostante possa sembrare complicato, il principio è molto semplice: coloro che più soffrono le conseguenze del degrado ambientale sono quelli che non l’hanno provocato (i poveri) e quelli che non sono ancora qui (le generazioni future). Il peso della responsabilità, se vogliamo chiamarlo così, ricade sulle nostre spalle, su di noi, che abbiamo fatto la maggior parte del danno. Quindi siamo tutti responsabili, sì, ma in gradi molto diversi. 

Secondariamente, il pratico. I principi etici e le dichiarazioni raffinate sono importanti come guida, ma non ci porteranno dove dobbiamo andare, a meno che non si passi dalle parole ai fatti. Di fronte a un pianeta in surriscaldamento, la Santa Sede interpreta questi fatti come “la promozione delle energie rinnovabili e della smaterializzazione, insieme allo sviluppo dell’efficienza energetica, […] la corretta gestione delle foreste, dei trasporti e dei rifiuti; lo sviluppo di un modello economico circolare; la messa in campo di programmi appropriati, sostenibili e diversificati per la sicurezza alimentare e per combattere lo spreco di cibo; strategie contro la speculazione e contro i sussidi inutili, o a talvolta dannosi; lo sviluppo e il trasferimento di tecnologie adatte”. Questo vuol dire tradurre l’etica in prassi, e questo è il momento in cui la vera politica deve fare il suo ingresso: “Questa strada verso un’economia low-carbon e un pieno sviluppo umano deve essere affrontata con convinzione”. 

Infine, l’escatologico (l'escatologia è il credo rispetto alla morte, la fine del mondo, e il destino ultimo dell’umanità). La speranza cristiana è intrecciata con l’escatologia, cioè la visione delle cose ultime. Questo è il motivo per cui per i Cristiani l’etica, la politica – cioè i principi morali e le loro applicazioni pratiche – necessitano una visione sostenibile, un orizzonte pregno di significato, una prospettiva di lungo termine. E questo è proprio ciò di cui abbiamo più bisogno, perché “la COP21 non è né un traguardo né un punto di partenza, ma piuttosto una tappa cruciale di un processo che senza dubbio non può finire nel 2015 - rimarca Parolin -. Qui entriamo nei campi fondamentali dell’educazione e della formazione, sfortunatamente collocati spesso ai margini dei negoziati degli accordi internazionali”. Le soluzioni tecniche sono necessarie, ma non basteranno se non promuoviamo l’educazione a stili di vita sostenibile, se non consideriamo un futuro significativo – una visione in cui tutti gli uomini e tutte le creature hanno il loro posto in Terra. 

Così chiudiamo il cerchio, dove l’abbiamo aperto: l’etico, il pratico, l’escatologico. Abbiamo bisogno di tutti e tre, soprattutto se uniti. Teniamolo a mente.
The Ecojesuit Team
(traduzione di Francesco Puliti)

6 dicembre 2015
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