Il modo proprio della Bibbia di ragionare di fatti economici e finanziari interpella Carlo Bellavite sin dalla prima giovinezza e, dopo più di trent’anni, continua a farlo. La monografia riprende alcuni passaggi biblici in questo senso significativi.
Secondo le disposizioni del libro del Levitico, ad esempio, il prezzo della terra dipende dagli anni che mancano al giubileo. La terra, infatti, è proprietà di Dio, l’uomo ne è solo usufruttuario e deve disporne secondo giustizia, che consiste più nella promozione dei fratelli che nel rispetto di norme.
Nella stessa prospettiva, il libro dell’Esodo vieta di imporre interessi ai poveri. L’A. ritiene probabile che questo equilibrio di “tassi zero” fosse supportato da un sistema analogo a quello del microcredito, dove ciascuno dei debitori in solido garantisce e controlla gli altri.
L’A. nota che la Bibbia insiste molto sulla qualità delle relazioni, la più sublime delle quali è il dono della possibilità di ricominciare grazie alla remissione dei debiti. E, più che gli incentivi monetari, sono proprio le relazioni sane tra gli agenti a qualificare la governance delle imprese, specialmente nel Terzo settore.
Ancora nell’ottica di custodire le relazioni, la Bibbia “anticipa” l’importanza dei criteri ESG (Environment, Social, Governance) e del cosiddetto capitale narrativo.
La lettura è probabilmente più agile per biblisti ed economisti, ma il lavoro si può apprezzare anche come un romanzo di formazione. Sul filo della Bibbia, infatti, l’A. riprende molti passaggi significativi della sua vita: dalla scelta inizialmente sofferta della Facoltà di Economia alla cattedra di Finanza aziendale presso l’Università Cattolica; dalla passione per la storia e le lingue antiche ai ricordi di viaggi, amicizie, affetti e luoghi famigliari.
Al di là degli spunti esegetici ed economici, allora, la monografia è un invito a considerare la rilevanza esistenziale e il potenziale generativo della Bibbia in tutte le dimensioni della vita.