Teologia dal Vaticano II
Analisi storiche e rilievi ermeneutici
San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2012, pp. 234, € 15
In questo periodo di bilanci sul Vaticano II è davvero benvenuta la
pubblicazione degli esiti della ricerca condotta dalla Scuola di
Teologia del Seminario di Bergamo sul lascito teologico del Concilio. I
vari interventi mettono in luce che «a cinquant’anni dall’apertura
ufficiale, il Vaticano II costituisce un punto di svolta nel rapporto
storico del cattolicesimo con la modernità» e il suo insegnamento
«sollecita ancora oggi a ripensare, in un contesto culturale e civile in
forte cambiamento, i fondamentali della fede» (p. 7). Come ogni
concilio, il Vaticano II è infatti «un atto di tradizione vivente» che
torna alle origini a partire da una domanda presente e «la ripresa
dell’inizio è un gesto nuovo di discernimento dell’epoca attuale» (p.
11).
In questa prospettiva, il libro aiuta a cogliere l’eredità
maggiore del Concilio e la sua rilevanza per l’oggi: lo “stile
pastorale” proposto da Giovanni XXIII nel discorso di apertura e poi
fatto proprio dai padri conciliari. Si tratta cioè della comprensione
che i lavori del Vaticano II vanno condotti «in dialogo costante con il
mondo e la famiglia umana, con il corpo ecclesiale cui è riconosciuta
l’infallibilità in credendo, con la Parola di Dio trasmessa nelle
Scritture» (p. 206). Le difficoltà nella ricezione dello stile
pastorale sono ben documentate nel libro, così come è sottolineata
l’importanza di questo modo di procedere per il «discernimento del
realizzarsi del Vangelo di Dio nella storia degli uomini» (p. 140).
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