Scusi per la pianta. Nove lezioni di etica pubblica

Giovanni Grandi
UTET, Milano 2021, pp. 210, € 12
Scheda di: 
Fascicolo: maggio 2021

Il 17 giugno 2020, Giovanni Grandi pubblica il seguente post: «Ci ferma un vicino e ci mostra (felice) questo biglietto, che ha trovato accanto a una sua pianta acciaccata.
Lo ha lasciato un amico di nostro figlio (undici anni), con firma e banconota. Il mio prossimo corso di Etica pubblica in università non potrà che partire da qui». 
Allegata a queste parole vi è la foto del biglietto scritto da questo bimbo:

Buongiorno,
mi scuso per la pianta
l’ho colpita accidentalmente
con un pallone da calcio.
Ecco 5 euro per il danno.

«In una manciata di ore i retweet sono diventati migliaia e i like più di 15.000 […] Perché tanta risonanza per un semplice biglietto di scuse?» (p. 9). Forse perché a giugno dello scorso anno eravamo stati toccati nella nostra umanità dal COVID-19 e si era accesa in noi la nostalgia di relazioni oneste e pulite.

Grandi dice: «Ho pensato che quel bigliettino fosse capitato a proposito: un microepisodio di sussulto etico dentro una macroparabola collettiva di risveglio morale, entrata in quel momento in una fase di coda» (p. 14).

Il filosofo triestino costruisce, a partire da questo fatto, un libro dove in ogni capitolo approfondisce un tema di etica pubblica. Il metodo è suggestivo: anziché partire dai macroproblemi morali per guadagnare poi il piano delle pratiche e delle soluzioni soluzioni, la riflessione muove da un caso semplice, proponendo di individuare progressivamente i problemi che questo pone al mondo adulto. Il primo capitolo mostra il nesso tra pubblico e privato. «Per molti studiosi non può essere ammessa l’esistenza di una “doppia etica”, come se al pubblico e al privato potessero corrispondere due versioni moralmente contraddittorie di noi stessi: il disallineamento sarebbe di per sé indice di patologia» (p. 19). Nel secondo capitolo, dal titolo «Tra fake news e copiaincolla», Grandi si sofferma sui tanti giornalisti che hanno rilanciato la notizia del biglietto senza verificare le fonti. Da qui nasce una riflessione di tipo antropologico e l’invito ad andare in profondità e non vivere la vita «copincollando noi stessi negli anni» (p. 29).

Vi è poi la riflessione sulla responsabilità, a partire dal gesto del bambino che ha lasciato il biglietto e i soldi. Metterci la faccia e la firma di fronte ai propri errori non è scontato. Collegato a questo vi sono le considerazioni sul “sentire” e quindi sul “senso” di responsabilità. «Sentire il male che è entrato o che entrerà nella vita dell’altro è la chiave che letteralmente accende la responsabilità. Per questo il parlare comune coglie qualcosa di profondamente vero quando fa appello a un “senso”, alla capacità di percepire affettivamente, di lasciarsi toccare e colpire da quel che sta toccando e colpendo l’altro, causandogli tristezza e sofferenza. L’etica è una questione di decisioni, di gesti ma certamente anche di sensibilità» (p. 42). Vi è poi spazio per una riflessione sul ruolo degli amici che hanno aiutato il bambino a scrivere il biglietto, non solo perché hanno suggerito l’avverbio “accidentalmente”, ma soprattutto perché non sono rimasti indifferenti.

 

Non mancano pagine che, a partire dalla figura del vicino – che si prende cura dello spazio condominiale – riflettono sul nesso tra offensori e vittime, riprendendo il pensiero di René Girard. Un passaggio originale di questo testo è nel capitolo «Esemplarità». Vi è stato un apprezzamento generale per il gesto del bambino, ma Giovanni Grandi aggiunge: «Da un singolo gesto, e senza conoscere null’altro di chi lo ha compiuto, è molto azzardato desumere la presenza  presenza o meno di solide qualità morali » (pp. 65-66). Gli antichi erano molto più prudenti di noi nell’indirizzare sentimenti di ammirazione e solitamente la cosa avveniva ex post, quando la storia ormai era tutta scritta e la vita completata. Tutto il capitolo è ben costruito nel mostrare come le vite siano più complesse e a più tinte rispetto a una visione univoca. Ogni vita vede una lotta interiore tra bene e male e per questo «dovremmo fare attenzione a non creare degli eroi con quei tratti di unilateralità che rischiano di oscurare gli alti e i bassi di ogni vita» (p. 70).

 

Le ultime due “lezioni” sono sull’educare e sull’allenare le virtù giorno dopo giorno, imparando a discernere il bene dal male nella quotidianità.

Il libro scorre veloce e si legge piacevolmente e giunti alla conclusione scopriremo che, per ciascuna delle nove lezioni di etica pubblica, l’autore fornisce preziosi suggerimenti bibliografici per approfondire i singoli temi. Giovanni Grandi non si limita a citare testi, ma li contestualizza facendo scaturire nel lettore il desiderio di passare da questo libretto agli altri volumi citati.

 

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