Scienza in vendita

Incertezza, interessi e valori nelle politiche pubbliche

C. Codagnone, F. Bogliacino, G.A. Veltri
EGEA, Milano 2018, pp. 234, € 30
Scheda di: 
Fascicolo: novembre 2018

Secondo la banca dati bibliografica e citazionale Web of Science sono oltre mille gli articoli pubblicati in riviste nel cui titolo compare l’espressione Evidence-based policy, “Politica basata sull’evidenza”. Di questi, 765 sono lavori prodotti nell’ambito delle scienze sociali; 320 negli ultimi cinque anni. Il tema al centro di Scienza in vendita. Incertezza, interessi e valori nelle politiche pubbliche, non è dunque marginale. Al contrario, è un tema centrale tanto nel dibattito accademico quanto in quello politico e civile contemporaneo. È il tema dei vaccini, del cambiamento climatico, dell’austerità, della sostenibilità dell’euro, dell’immigrazione, dell’obesità, delle malattie cardiovascolari e altro ancora. Tutte questioni rispetto alle quali si è invocato da più parti il ricorso a politiche pubbliche basate sull’evidenza scientifica, ovvero di proporre interventi mirati che rispondessero a un unico e stringente quesito: «funziona?».

Scienza in vendita esplora la relazione fra politiche pubbliche ed evidenza scientifica, decostruendo passo dopo passo la narrazione mainstream del «funziona?» e mettendo in risalto tanto i limiti della scienza quanto l’uso improprio e a volte strumentale che dei risultati scientifici fanno decisori politici, lobby e gruppi di interesse. Quella di Scienza in vendita è una lettura critica che conduce il lettore attraverso la ricostruzione di fatti di attualità a riflettere sull’adesione incondizionata all’applicazione della scienza nell’ambito della valutazione delle politiche pubbliche.

Non riproducibilità dei risultati, asimmetria di potere fra diversi attori che producono evidenza, riduzionismo rispetto a problemi complessi, scientismo, uso selettivo dell’evidenza sono fra i limiti di un’adesione incondizionata al programma delle politiche basate sull’evidenza. Un programma che rischia di proporre una visione del rapporto fra scienza e politiche superficiale e tecnocratica, ovvero finalizzata a eliminare la politica e i valori dalla formazione delle politiche stesse. «Ogni scienza è sociale, ma non per questo meno scientifica» – sostengono gli AA. – e dunque emerge la necessità di riconoscere il dominio della politica pubblica come campo di forze definito da incertezza, valori e interessi, soprattutto considerando che l’evidenza che si produce riflette il radicamento sociale degli attori coinvolti, scienziati inclusi.


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