Resistenza senza fucile

Vita, storie e luoghi partigiani nella vita quotidiana

Giovanni Bianchi
Jaca Book, Milano 2017, pp. 245, € 20
Scheda di: 
Fascicolo: gennaio 2018

Resistenza senza fucile è l’ultimo libro di Giovanni Bianchi, che ben racchiude il lascito alle giovani generazioni di questa personalità unica ed eclettica del cattolicesimo italiano; un maestro di fede, di vita e di impegno per molti, che d’ora in avanti potranno tornare ai suoi numerosi scritti per assaporarne le analisi lucide e culturalmente pregnanti, per leggere con occhi vigili la realtà e la storia.

A 70 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale e dai fatti che portarono alla nascita della Repubblica italiana, il libro si interroga su come trasmettere ai giovani i racconti e il ricordo vivo di personalità significative che hanno sacrificato la vita per la libertà e il futuro dei propri concittadini, senza retorica o pressapochismi di sorta, ma delineando in maniera trasparente il contributo di queste persone alla rinascita del Paese. Come ha affermato lo stesso Bianchi in un intervento di presentazione del volume: «Credo che riandare a vedere i fatti della Resistenza in questo modo ti arricchisce, non è soltanto fare memoria. La memoria è essenziale, ma è un modo per creare un punto di vista, per guardare la vicenda nella quale, a qualche titolo, siamo dentro, ma per andare avanti» («La resistenza dei senza odio», in Avvenire, 24 agosto 2017). L’A. è sempre stato caratterizzato da questa visione verso il domani, senza ripiegamenti sul presente né nostalgie per un passato glorioso. Ha sempre attinto dal passato per fare passi avanti, con l’obiettivo di rendere più umana la società e gli ambienti nei quali si è impegnato nel corso della vita. Tutto questo lontano da parziali letture ideologiche, ricomponendo le tessere di un mosaico complesso e poco conosciuto.

Con questo volume l’A. fa uscire dal cono d’ombra le voci minori di quel periodo storico, ricomponendole in un unico coro di resistenza civile alla dittatura per «interpretare le stesse operazioni di guerra dalla prospettiva dei partigiani senza fucile, di quanti cioè concorsero in diversa maniera alla lotta antifascista, non sui fronti della guerriglia ma nella quotidianità del territorio» (p. 10): sono le donne, ad esempio, a cominciare gli scioperi nelle fabbriche di Sesto San Giovanni nella primavera del 1943, sono alcuni preti a nascondere e accompagnare i giovani a unirsi alle formazioni partigiane dopo l’8 settembre.

Un importante spaccato della storia del nostro Paese, che grazie a Bianchi rivive e illumina il presente, i problemi, i bisogni e gli ideali delle nostre vite quotidiane. «Una nuova speranza civile nasce così» (p. 183): è questa la più grande eredità che ci lascia l’A. Sperare in un futuro e in un mondo più giusti e umani, impegnandosi per essi con passione, amore e dedizione.


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