Razzismo mediatico

di Laura Silvia Battaglia, Giornalista free-lance e documentarista

 

Questo testo è estratto dall'articolo "Raccontare la guerra, tra vecchi e nuovi media" presente all'interno della sezione "Focus Ucraina", che apre il nuovo fascicolo di Aggiornamenti Sociali, disponibile dal 1 aprile.

 

Sul fronte della comunicazione del conflitto tra Russia e Ucraina fatta dai media, è interessante notare una polemica che, spalmata su un piano internazionale, è comparsa per la prima volta negli scenari di guerra, attirando persino l’attenzione della Columbia Journalism Review dell’omonima università di New York (Allsop 2022). 

Una serie di opinionisti di importanti organi di stampa ha criticato la copertura mediatica occidentale della guerra, definendola razzista: dal corrispondente della CBS che descrive la città di Kiev come “relativamente civile”, a un giornalista dell’ITV britannica che afferma che l’Ucraina non è «un Paese in via di sviluppo del Terzo mondo»; da Al Jazeera, che descrive i rifugiati come «persone bene- stanti della classe media», non «persone che cercano di fuggire dall’Africa settentrionale», alla BBC, che dà voce a un politico ucraino che parla di «emozione» nel vedere «che vengono uccisi europei con gli occhi azzurri e i capelli biondi».

Le critiche sono arrivate dall’Associazione dei giornalisti arabi e mediorientali, che ha osservato come, con questa lente, la guerra al di fuori di Europa e America settentrionale è considerata «in un certo senso normale e prevedibile», disumanizzandone le vittime. Si parla quindi di doppio standard informativo, se messo a confronto con la relativa mancanza di attenzione che i media occidentali prestano ai conflitti in altre parti del mondo. Lo sottolinea Magdalene Abraha, scrittrice con radici nella regione etiope del Tigray, dove infuria una guerra dal 2020, affermando che «sarebbe bene avere questo tipo di attenzione per tutte le crisi dovute a guerre, carestie e disastri naturali» (cit. in Gharib 2022).

Allo stesso modo, alcuni hanno notato che il linguaggio utilizzato nel caso dell’Ucraina, per cui si parla di combattenti per la libertà e rifugiati, contrasta con la narrazione precedente su terroristi e migranti, applicata specialmente a Medio Oriente e Africa.

25 marzo 2022
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