Quello che i soldi non possono comprare

I limiti morali del mercato

Michael J. Sandel
Feltrinelli, Milano 2013, pp. 233, € 22
Scheda di: 
Fascicolo: aprile 2014
Michael J. Sandel, professore di filosofia politica alla Harvard University (USA), possiede una preziosa qualità: saper coniugare la profondità di analisi dei temi affrontati con un’esposizione chiara e avvincente. Il suo ultimo libro tradotto in italiano ne dà un’ulteriore conferma.

L’argomento trattato – i limiti morali di un’economia di mercato – è quanto mai attuale e spinoso. La constatazione di partenza è che «viviamo in un’epoca in cui quasi tutto può essere comprato e venduto» (p. 13): dal discorso per il brindisi di nozze a una cella di prigione più pulita. In modo quasi impercettibile, siamo passati «dall’avere un’economia di mercato all’essere una società di mercato» (p. 18).

Attraverso l’esame di alcuni esempi, tratti dai giornali di mezzo mondo (dagli USA all’Europa, dalla Cina all’Africa), l’A. mostra che la sanità, l’istruzione, l’ambiente, la sicurezza pubblica sono sempre più spesso regolati secondo il criterio economico della migliore allocazione dei beni, senza tenere in conto le valutazioni morali. Ma lo studio dei singoli casi rivela che «la logica di mercato [è] incompleta senza una logica morale» (p. 83). Due le maggiori obiezioni mosse a questo approccio: «l’obiezione dell’equità chiede conto della disuguaglianza che le scelte di mercato possono riflettere» (p. 111); quella della corruzione mette in guardia contro il degrado di alcune realtà quando sono trattate alla stregua di merci. Infatti, «assegnare un prezzo alle cose buone può corromperle» (p. 16) e il ricorso a incentivi economici «in un contesto non di mercato può modificare i comportamenti delle persone e allontanare gli impegni morali e civici» (p. 120).

Rispetto alle questioni sollevate, l’A. non propone soluzioni, ma intende aprire un dibattito pubblico sul ruolo e sui limiti del mercato. Dibattito quanto mai urgente, perché gli interrogativi fondamentali del vivere insieme che non sono affrontati non resteranno irrisolti, ma «i mercati li risolveranno al posto nostro» (p. 201).
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