Quando le montagne cantano

Nguyen Phan Que Mai
Editrice Nord, Milano 2021, pp. 384, € 18
Scheda di: 
Fascicolo: novembre 2021

Nguyen Phan Que Mai ci porta nella sua terra, il Viet Nam, e ci conduce a ripercorrerne le vicende storiche nel secolo scorso, attraverso un sapiente intreccio di voci, narrando la storia della famiglia Tran, una vicenda pervasa da coraggio, tenacia, dolore e tenerezza. Le voci soavi delle persone si sovrappongono al frastuono delle bombe, mentre non si spegne il palpito dell’attesa del ritorno dei familiari, né si affievoliscono sogni e speranze per un avvenire differente. Ci troviamo a raccogliere con rispetto le parole di coloro che hanno camminato nei campi di battaglia e sono tornati con il corpo o con il cuore feriti dalla guerra. Scopriamo che quando i conflitti finiscono, rimangono impresse nella gente profonde cicatrici.

 

Nonostante il romanzo sia stato scritto in inglese per desiderio dell’A. di superare le barriere linguistiche, Nguyen Phan Que Mai inserisce parole, proverbi e frasi nella propria lingua madre. Ci raggiunge così il suono di una lingua che non abbiamo mai ascoltato e che non sappiamo nemmeno pronunciare: ci accorgiamo con umiltà e stupore di essere stranieri accolti in questa terra. L’A. ha la capacità di rovesciare la nostra prospettiva abituale: ci porta a incontrare il Viet Nam dall’interno, non come spettatori distanti, ma come ospiti prossimi alla gente. Attraverso i loro occhi vediamo campi di riso, tenere piantine e frutti di cui non conosciamo l’odore e il sapore.

 

Le voci principali sono quelle delle donne della famiglia Tran: la giovane Huong, che ci guida nel presente della narrazione, e nonna Dieu Lan, che ci riporta nel passato percorrendo la storia del Viet Nam della prima metà del ‘900.

 

All’inizio del romanzo, Huong è solo una ragazzina. Vive con la nonna nella città di Hahoi. I genitori e gli zii sono lontani, partiti per la guerra. Quando i bombardamenti degli americani, nel 1972, colpiscono la città, nonna Dieu Lan e Huong si rifugiano nel villaggio di Hoa Binh. Al rientro trovano la loro casa distrutta, ma nonna Dieu Lan è dotata di grande forza d’animo: compie scelte coraggiose per assicurare alla nipote una casa in cui abitare e ai figli lontani una casa in cui poter fare ritorno.

 

Nonna Dieu Lan pian piano apre il cuore del suo passato alla nipote narrando la storia del lungo viaggio che dovette intraprendere dal villaggio di Vinh Phuc, luogo d’origine della famiglia Tran, fino alla grande città di Hanoi per salvare la vita dei suoi bambini. Si rivela progressivamente la figura di una madre coraggiosa e tenace che ci interpella profondamente in questo tempo in cui le madri si trovano spesso smarrite, sole e insicure.

 

Il tema dell’ingiustizia sociale e dello scontro armato percorre tutto il libro. Le guerre lacerano l’umanità: «Hanno il potere di trasformare in mostri popoli colti e civili» (p. 95). Nonna Dieu Lan propone alla nipote la lettura di libri provenienti da ogni nazione e cultura proprio per permetterle di incontrare e conoscere altri popoli. Nel libro vi sono diversi passaggi interessanti a riguardo. Quando nonna Dieu Lan offre alla nipote la traduzione vietnamita di La casa nella prateria di Laura Ingalls Wilder, Huong domanda infastidita: «Perché dovrei leggere un libro che viene da un Paese che ci ha bombardato? ». La risposta della nonna ci rivela che l’altro è sempre più di quanto noi ci aspettiamo: «Mia cara, non tutti gli americani sono cattivi. Tanti di loro hanno manifestato contro la guerra» (p. 71). In un secondo momento, il racconto dello zio Dat fa riflettere la giovane Huong: «Ciò che disse mio zio mi fece pensare. Anche io avevo odiato l’America. Eppure, leggendo i loro libri, mi ero imbattuta in un altro aspetto di quel popolo: la loro umanità. Mi ero convinta che, se le persone avessero cominciato a leggere e a scoprire le culture degli altri popoli, non ci sarebbero più state guerre» (p. 185).

 

Nguyen Phan Que Mai ci presenta un romanzo piacevole e interessante costruendo un valido intreccio narrativo in un contesto storico e geografico che ha bisogno di essere guardato con rispetto e meraviglia. La narrazione è sempre pervasa da un sottofondo di speranza che non si spegne mai, neppur nelle prove più dure. Pare dire all’umanità che sempre può rialzarsi e ricominciare a vivere… e lasciare che le montagne cantino ancora.

 

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