Quali scelte per le politiche migratorie

In vari Paesi occidentali, l’immigrazione da tempo campeggia con grande rilievo nei programmi politici e nelle campagne elettorali, soprattutto da parte delle forze che promettono di contrastarla. Sta accadendo lo stesso – e non è una novità – anche nelle elezioni italiane. Vediamo come le forze politiche presentano agli elettori questo tema.

 

Nel programma del centrodestra, l’immigrazione è menzionata al punto 6, in abbinamento con l’ordine pubblico: «Sicurezza e contrasto all’immigrazione illegale». Si promette lotta all’integralismo islamico, blocco degli sbarchi, accordi per la detenzione in patria dei detenuti stranieri, hotspot nei territori extraeuropei, con un accenno imprecisato alla «gestione ordinata dei flussi legali di immigrazione».

 

Su questo tema, i singoli partiti della coalizione hanno preso posizione anche in modo autonomo. Il messaggio di Fratelli d’Italia è chiarissimo fin dal titolo che campeggia nel loro sito internet: Difendiamo l’Italia. L’idea guida è quella di una nazione sotto attacco.

 

Ancora più drammatizzante la campagna di Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi ha proposto delle “pillole del programma” sul proprio sito: una serie di brevi video tematici, tra cui uno intitolato Stop all’immigrazione clandestina. Compare il leader, che usa toni forti. Definisce l’immigrazione clandestina «un infame traffico di esseri umani», «una grave minaccia per la nostra economia e la nostra sicurezza», un «grande pericolo per l’Italia». Ancora più che nel caso di FdI, l’immigrazione viene equiparata agli sbarchi.

 

Più elaborato invece il discorso della Lega, che ha redatto un programma di 200 pagine, in cui dedica ampio spazio al tema dell’immigrazione all’insegna di un approccio pseudosolidale: «Nessuno deve sentirsi costretto a lasciare il proprio Paese e le proprie radici per ragioni economiche». Il testo però si concentra sugli sbarchi, parlando di «emergenza nazionale» e di «flussi migratori in costante crescita» (dato non vero ): anche qui immigrati, richiedenti asilo, sbarcati, sono confusi in un’unica categoria. Il programma prevede di introdurre nuovi decreti sicurezza, di ripristinare divieti e sanzioni contro le ONG, di rafforzare la collaborazione con la Libia, di istituire hotspot sul territorio del Paese nordafricano, di limitare la presentazione delle domande di asilo alle sedi diplomatiche italiane o dell’UE nei Paesi di origine o in quelli limitrofi. Esclude ogni modifica alla legge sulla cittadinanza, anche per i giovanissimi, e la possibilità di nuove sanatorie. A dispetto della premessa sull’aiuto in loco, tratta in due righe la proposta di partenariati europei con i Paesi di origine e di transito.

 

Il Partito democratico, non sorprendentemente, si distingue con nettezza, adottando un approccio orientato all’accoglienza, con accentuazioni diverse. Anzitutto dedica uno spazio piuttosto sobrio all’argomento: propone di superare l’attuale legislazione in materia (Legge Bossi-Fini), d’introdurre lo ius scholae, di istituire un’agenzia di coordinamento delle politiche migratorie. Sull’asilo, sostiene l’allargamento dei corridoi umanitari, propone piccoli centri diffusi sul territorio, difende i salvataggi in mare. Soprattutto, chiede una nuova politica europea su migrazione e accoglienza, superando la convenzione di Dublino.

 

All’interno del centrosinistra, si sbilancia maggiormente sull’argomento l’alleanza SI-Verdi, cominciando con l’affermare che non esiste nessuna emergenza migrazione. L’analisi riprende schematicamente alcuni luoghi comuni “di sinistra”, come l’idea che le migrazioni internazionali siano sic et simpliciter la conseguenza «delle devastazioni climatiche e delle politiche che nel corso degli anni hanno spossessato di risorse e impoverito le popolazioni dei Sud del mondo». Le proposte toccano alcuni nodi sensibili, come la “revisione” degli accordi con la Libia, l’abolizione dei Centri di permanenza per i rimpatri e della Legge Bossi-Fini, la facilitazione delle procedure per il riconoscimento del diritto di asilo, l’abbassamento delle soglie di reddito per i ricongiungimenti familiari, una nuova legge sulla cittadinanza. Altrove invece il programma rimane generico, come quando propone a livello UE «una riforma solidale del diritto di asilo».

 

Il Movimento 5 Stelle, in un programma succinto, non parla mai di immigrati, ma dedica un punto allo ius scholae. Le note ambiguità e oscillazioni del Movimento sulla materia si riflettono nella reticenza a trattarlo, caso praticamente unico nel panorama elettorale, con un’unica apertura sulla nuova legge sulla cittadinanza.

 

Infine, il Terzo polo si colloca su una linea di apertura abbastanza simile al centrosinistra. Parla di combattere l’immigrazione irregolare mediante flussi d’ingresso programmati. Chiede però anche la regolarizzazione di chi ha trovato lavoro e la reintroduzione della figura dello sponsor. Sulla cittadinanza, appoggia lo ius scholae. Sull’asilo, vuole garantire i salvataggi in mare (ma “coordinati e finanziati a livello europeo”) e propone di estendere i corridoi umanitari. Da ultimo auspica l’unificazione delle competenze sul tema in un nuovo Ministero per l’Immigrazione.

 

Non c’è dubbio che in un’epoca in cui i tradizionali temi socio-economici sono meno decisivi nel definire le posizioni delle forze politiche in competizione, l’immigrazione è diventata un potente fattore d’identificazione ideale. La campagna elettorale in corso non fa eccezione.

 

Maurizio Ambrosini
Docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio, Università degli Studi di Milano

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