Qualcuno era democristiano. La fine dell’unità politica dei cattolici tra Prima e Seconda Repubblica

Luigi Marcadella, Lauro Paoletto (edd.)
AVE, Roma 2024, pp. 206
Scheda di: 
Fascicolo: dicembre 2024

«Ah sa, mi go sempre votà per la Democrazia». Così si esprimevano i vecchi contadini veneti fino a qualche decennio fa, nella testimonianza dell’ex sindaco di Padova ed ex senatore Paolo Giaretta. La Democrazia, senza ulteriori specificazioni. Tale per loro era il partito della Democrazia cristiana (DC), che ha profondamente segnato la storia del nostro Paese per il cinquantennio successivo alla fine del secondo conflitto mondiale, traghettandolo in un’intensa fase di ricostruzione civile ed economica, accompagnando la transizione democratica, in particolare contribuendo insieme alla componente liberale e a quella di sinistra alla stesura della Costituzione repubblicana e determinando l’opzione fondamentale per la sua collocazione internazionale atlantica ed europea. In molti oggi si chiedono come sia stato possibile che il “Partito nazione” che ancora negli anni ‘80 aveva quasi due milioni di iscritti, nel decennio successivo sia così repentinamente scomparso dal panorama partitico italiano. A questo interrogativo di fondo si rivolgono i curatori di questo testo, che raccoglie una serie di interventi e interviste ad alcuni dei protagonisti dell’ultima sofferta fase di vita della “Balena bianca”, suddivisi in una prima parte di respiro nazionale e una seconda con un focus locale sul contesto veneto, da cui i curatori stessi provengono.

Gli interventi si soffermano anzitutto sulla ricostruzione storica dei tumultuosi primi anni ’90, che videro la veloce implosione di un sistema partitico che si era conservato sostanzialmente intatto dalla fine della guerra, ripercorrendone le cause remote e gli esiti immediati, riconoscendo nello scoppio di Tangentopoli solo una delle concause e individuando i momenti di rottura e continuità del successivo ventennio berlusconiano. Al di là dello sguardo grato e a tratti un po’ nostalgico verso quello che indubbiamente fu un grande movimento di popolo e una tradizione politica che, al netto della finale decadenza, tanto ha dato al nostro Paese, il testo apre anche a domande importanti sul futuro, rilanciate agli intervistati, ma anche e soprattutto ai lettori: ha ancora senso oggi auspicare una qualche forma di unità politica dei cattolici, in un contesto sociale radicalmente mutato? Come formare oggi i cattolici (e non solo) all’assunzione di ruoli e responsabilità politiche? O, ancora più in radice, come promuovere oggi uno stile diverso di impegno politico in un Paese e in un mondo ormai assuefatti a populismi di vario genere? A detta di praticamente tutti gli intervistati, l’esperienza della DC è ormai consegnata alla storia. La sfida oggi è dare alla democrazia stessa slancio e futuro.

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