Quaderni russi
La guerra dimenticata del Caucaso
Igort
Mondadori, Milano 2011, pp. 180, € 18
«Quando, il 7 ottobre del 2006, Anna Politkovskaja fu assassinata
rimasi scioccato. La brutalità di una democrazia travestita, per la
quale i sovietologi hanno coniato il termine “democratura”, aveva
parlato. Ho trascorso quasi due anni tra Ucraina, Russia e Siberia, per
cercare di capire, registrare, viaggiando in compagnia dei miei quaderni
da disegno. Cosa era stata l’Unione Sovietica? Così è nato questo libro
di storie di persone piccole, che attraverso il racconto mi hanno
aiutato a cercare di dipanare questo mistero.»
Con le parole riportate qui a fianco, il disegnatore e autore Igort racconta la genesi del suo ultimo lavoro a fumetti, Quaderni russi, viaggio nella Russia contemporanea al confine tra il giornalismo e la ricerca personale. Un romanzo che mescola abilmente la fiction e
il documento, la storia e la letteratura, l’inchiesta e il racconto. La
prima pagina si apre emblematicamente con un disegno di una pistola
Makarov IZH con il silenziatore – il modello di pistola con cui il 7
ottobre 2006 venne freddata all’ingresso della sua abitazione moscovita
la giornalista Anna Politkovskaja – e un breve testo dal titolo Democratura
(neologismo coniato da Predrag Matvejevic per descrivere le democrazie
travestite di molti ex Paesi dell’URSS) con il quale viene illustrato un
bilancio emotivo e personale riguardante la guerra del Caucaso e la
Russia contemporanea. Anna Politkovskaja – personaggio evocato dalle
parole della sua traduttrice Galina Ackerman – ha il compito condurre il
lettore attraverso gli ultimi vent’anni di storia russa. I suoi
scritti, le confessioni, le inchieste e il silenzio assordante che
accompagna la tragica guerra nel Caucaso, liquidata dalle cancellerie
occidentali come una questione interna russa, tracciano un itinerario
sociopolitico costellato di tragedie e barbarie: Anna, uccisa nel
proprio condominio da un colpo di pistola; Aleksandr Litvinenko,
avvelenato con il polonio 210; Arkadij Babchenko, ex-militare, i loro
collaboratori e le vittime degli attacchi terroristici a Mosca. Un
viaggio che intreccia luoghi e avvenimenti della contemporaneità (il
teatro Dubrovka, la scuola di Beslan, la terra cecena con le sue stragi)
con le radici storiche del conflitto nel Caucaso, in un’inchiesta che
sembra avvicinarsi al romanzo personale più che puntare a una soluzione
di graphic journalism (in linea con i lavori dell’americano Joe Sacco) . Il disegno di Igort – prima di questo lavoro molto espressionista – in Quaderni russi si
declina in modo diverso di capitolo in capitolo: realistico nei
ritratti, grafico nei reportage, espressivo nelle ricostruzioni.
L’occhio e il segno del narratore sembrano sparire per mettere a fuoco
la visione di un Paese, per evidenziarne i nodi scoperti, per
scioglierne le contraddizioni. E così mentre l’autore prende in affitto
una casa a Mosca, poi a San Pietroburgo, viaggia dall’Ucraina alla
Siberia, raccoglie tutte le testimonianze che trova sul suo cammino. Il
fumetto rallenta il passo e lo sguardo e si sofferma sulle cose, anche
le più piccole, per vederle meglio, negoziando diversamente il proprio
rapporto con il reale, in un continuo spostamento dialettico dal
personale al generale. Quaderni russi si chiude simbolicamente
con una passeggiata nella neve, dove si perdono le tracce: rimarrà al
lettore il compito di ricostruire e collegare la storia e l’attualità,
la suggestione e la cronaca, in un viaggio che non sembra avere una sola
parola “fine”.
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