Quaderni russi

La guerra dimenticata del Caucaso

Igort
Mondadori, Milano 2011, pp. 180, € 18
Scheda di: 
Fascicolo: maggio 2013
«Quando, il 7 ottobre del 2006, Anna Politkovskaja fu assassinata rimasi scioccato. La brutalità di una democrazia travestita, per la quale i sovietologi hanno coniato il termine “democratura”, aveva parlato. Ho trascorso quasi due anni tra Ucraina, Russia e Siberia, per cercare di capire, registrare, viaggiando in compagnia dei miei quaderni da disegno. Cosa era stata l’Unione Sovietica? Così è nato questo libro di storie di persone piccole, che attraverso il racconto mi hanno aiutato a cercare di dipanare questo mistero.»

Con le parole riportate qui a fianco, il disegnatore e autore Igort racconta la genesi del suo ultimo lavoro a fumetti, Quaderni russi, viaggio nella Russia contemporanea al confine tra il giornalismo e la ricerca personale. Un romanzo che mescola abilmente la fiction e il documento, la storia e la letteratura, l’inchiesta e il racconto. La prima pagina si apre emblematicamente con un disegno di una pistola Makarov IZH con il silenziatore – il modello di pistola con cui il 7 ottobre 2006 venne freddata all’ingresso della sua abitazione moscovita la giornalista Anna Politkovskaja – e un breve testo dal titolo Democratura (neologismo coniato da Predrag Matvejevic per descrivere le democrazie travestite di molti ex Paesi dell’URSS) con il quale viene illustrato un bilancio emotivo e personale riguardante la guerra del Caucaso e la Russia contemporanea. Anna Politkovskaja – personaggio evocato dalle parole della sua traduttrice Galina Ackerman – ha il compito condurre il lettore attraverso gli ultimi vent’anni di storia russa. I suoi scritti, le confessioni, le inchieste e il silenzio assordante che accompagna la tragica guerra nel Caucaso, liquidata dalle cancellerie occidentali come una questione interna russa, tracciano un itinerario sociopolitico costellato di tragedie e barbarie: Anna, uccisa nel proprio condominio da un colpo di pistola; Aleksandr Litvinenko, avvelenato con il polonio 210; Arkadij Babchenko, ex-militare, i loro collaboratori e le vittime degli attacchi terroristici a Mosca. Un viaggio che intreccia luoghi e avvenimenti della contemporaneità (il teatro Dubrovka, la scuola di Beslan, la terra cecena con le sue stragi) con le radici storiche del conflitto nel Caucaso, in un’inchiesta che sembra avvicinarsi al romanzo personale più che puntare a una soluzione di graphic journalism (in linea con i lavori dell’americano Joe Sacco) . Il disegno di Igort – prima di questo lavoro molto espressionista – in Quaderni russi si declina in modo diverso di capitolo in capitolo: realistico nei ritratti, grafico nei reportage, espressivo nelle ricostruzioni. L’occhio e il segno del narratore sembrano sparire per mettere a fuoco la visione di un Paese, per evidenziarne i nodi scoperti, per scioglierne le contraddizioni. E così mentre l’autore prende in affitto una casa a Mosca, poi a San Pietroburgo, viaggia dall’Ucraina alla Siberia, raccoglie tutte le testimonianze che trova sul suo cammino. Il fumetto rallenta il passo e lo sguardo e si sofferma sulle cose, anche le più piccole, per vederle meglio, negoziando diversamente il proprio rapporto con il reale, in un continuo spostamento dialettico dal personale al generale. Quaderni russi si chiude simbolicamente con una passeggiata nella neve, dove si perdono le tracce: rimarrà al lettore il compito di ricostruire e collegare la storia e l’attualità, la suggestione e la cronaca, in un viaggio che non sembra avere una sola parola “fine”.
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