Prudenza
Stefano Zamagni
Il Mulino, Bologna 2015, pp. 126, € 12
Ci sono parole che nel corso del tempo godono di alterne fortune e sono percepite in modo diverso. Tra queste possiamo di certo annoverare “prudenza”, come mostrato dall’economista Stefano Zamagni nel suo libro pubblicato nella collana Parole controtempo de Il Mulino.
Presso i greci e i romani prima, e in seguito nel cristianesimo, la prudenza era reputata una virtù degna di alta stima, dato che era considerata «la risorsa necessaria per l’autonomia personale e l’elemento indispensabile della leadership politica» (p. 9). Grazie alla prudenza l’uomo può stabilire che cosa deve fare e che cosa evitare, a livello sia personale sia sociale; ma non si tratta solo di questo: il prudente «non solamente conosce come fare le cose buone, ma vuole anche farle» (p. 38). Una concezione che è divenuta progressivamente marginale dal rinascimento in poi, soppiantata da una diversa antropologia di cui il timore hobbesiano è una delle cifre caratteristiche e una visione della società le cui note fondamentali sono date dalla paura, dal conflitto e dalla competizione.
L’itinerario presentato dall’A. prende le mosse proprio da questo ridimensionamento, se non addirittura declino, della prudenza come virtù personale e civile. In particolare, da economista, considera il vero e proprio oblio che le è stato riservato dal cosiddetto mainstream economico con un duplice intento: sottolineare quanto possiamo attenderci dalla prudenza, soprattutto se ci interroghiamo non solo sui mezzi, ma anche sui fini che vogliamo perseguire; individuare le conseguenze a cui va incontro un sistema economico dimentico della prudenza.
L’intento che si era prefissato l’A. «di contribuire a rimettere in circolazione, nell’attuale temperie culturale, il discorso sulla prudenza» (p. 121) trova una realizzazione preziosa nel terzo capitolo del libro dove vari ambiti della vita civile – la sorte dei beni comuni, la democrazia partecipativa e le diseguaglianze sociali – sono al centro della riflessione tenendo conto delle prospettive nuove che l’evoluzione degli ultimi decenni ha aperto.
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