Povertà
testi di Leonardo Becchetti, Maurizio Franzini, Alberto Mingardi, Chiara Saraceno, Vittorio Pelligra
Carlo Cefaloni (ed.)
Città nuova, Roma 2016, pp. 120, € 12
“Povertà” è la parola che da quando è cominciata la crisi economica sta diventando – in maniera sempre più insistente – l’incubo della maggioranza della popolazione mondiale; soprattutto per quanti fino a poco tempo fa si trovavano a far parte del cosiddetto “ceto medio”, che ha negli ultimi anni sperimentato una precarizzazione e una instabilità significativa in ambito lavorativo.
I dati a livello mondiale confermano come il divario fra ricchi e poveri stia raggiungendo valori mai toccati prima. L’1% più ricco della popolazione mondiale possiede più ricchezza del resto del mondo, e quanto posseduto dalla metà più povera si sta riducendo a grande velocità. Da più parti ormai si è certificato che viviamo in un mondo afflitto da livelli di disuguaglianza mai visti da più di un secolo.
I contributi che contiene l’agile volumetto Povertà cercano di leggere a fondo la realtà per comprendere la radice delle disuguaglianze, le cause e gli effetti di una crisi economica che attanaglia il mondo da più di 7 anni e che sta mettendo a rischio buona parte dei sistemi democratici occidentali, con fette di popolazione dimenticate e abbandonate, senza nessun tipo di sostegno o di protezione sociale.
I dati ISTAT, ad esempio, certificano come negli ultimi dieci anni in Italia la povertà si sia allargata a macchia d’olio, mettendo in ginocchio intere famiglie e fiaccando i più giovani. Un balzo in avanti pazzesco: più 141%, con l’8% della popolazione residente in Italia che vive nell’indigenza assoluta (4,6 milioni di persone). Le misure di contrasto esistenti sono poco efficaci e non operano in maniera organica. Tra le proposte più significative per contrastare la povertà – avanzate dalla società civile, da associazioni e da corpi intermedi – il volume esamina il reddito a inclusione sociale (REIS), politiche per la famiglia, grandi investimenti per l’educazione e la riconversione verso un “welfare generativo”, caratterizzato «dalla rigenerazione di risorse già disponibili, responsabilizzando le persone che ricevono aiuto, al fine di aumentare il rendimento degli interventi delle politiche sociali a beneficio dell’intera collettività» (p. 102) e andando oltre il puro assistenzialismo. Quando si potrà passare dalla teoria alla pratica e mettere in campo queste misure?
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