Petrolio: amore e odio
Chiara Tintori
Molti di noi probabilmente non hanno mai visto un barile di petrolio costare meno di 30 dollari, come sta avvenendo in questi giorni. Il costo del petrolio è crollato dell’80% dai massimi del 2008 e di oltre il 40% negli ultimi tre mesi.
Intuitivamente viene da immaginare che prezzi così bassi faciliteranno il consumo di petrolio, e non faranno altro che proseguire la nostra dipendenza, penalizzando di fatto lo sviluppo della green economy e l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili.
Invece pare non essere così. Secondo gli ultimi dati forniti da
Bloomberg New Energy Finance, una divisione del colosso dell'informazione che fornisce analisi e rapporti sugli sviluppi delle energie alternative, gli investimenti nelle fonti energetiche pulite nel 2015 sono andati a gonfie vele: imprenditori e Governi hanno speso il 4% in più in impianti green e gli investimenti, nel mondo, hanno toccato la vetta di 329 miliardi di dollari, quasi il quadruplo rispetto a dieci anni fa. Il numero di nuovi impianti è aumentato del 30% rispetto al 2014 e l’anno scorso sono stati installati impianti solari ed eolici per generare una potenza totale di 122 gigawatt: il 50% dell'incremento di quest'anno della capacità energetica della rete globale generata da tutte le fonti possibili (anche quelle fossili e nucleare). Il tutto grazie al miglioramento dell’efficienza tecnica degli impianti solari ed eolici e all’abbassamento dei costi di realizzazione.
Nel frattempo le grandi multinazionali degli idrocarburi - una fra tutte, l’Eni - non sembrano al momento orientarsi con decisione verso un cambio di paradigma nella propria strategia aziendale. Così il drastico calo di investimenti su perforazione ed estrazione porta inevitabili (?) ripercussioni sul fronte occupazionale. È troppo chiedere un po' di lungimiranza?
Il petrolio è praticamente un bene di prima necessità, solo che al momento la produzione supera la domanda, a seguito anche di strategie geopolitiche e scelte precise (prima fra tutte quella dell’Opec di non ridurre la produzione di greggio per il terzo anno consecutivo).
Che del petrolio si debba fare un po' a meno è implicito anche nell’accordo sui cambiamenti climatici alla COP di Parigi. Che si continuerà ad avere con esso un rapporto di amore e odio, almeno per il prossimo decennio, è più che prevedibile.
20 gennaio 2016
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