Perché la legalità?
Le ragioni di una scelta
Adriano Patti
Vita e Pensiero, Milano 2013, pp. 136, € 14
«Se oggi in Italia c’è un deficit che deve preoccupare e meritare attenzione, […] è indubbiamente quello della legalità» (p. 5). A partire da questa constatazione, Adriano Patti, magistrato della Corte d’Appello di Torino, apre la sua riflessione sul problema della legalità. Un interrogativo fondamentale, che si articola a sua volta in diverse domande – tutti i capitoli del libro sono domande – che costruiscono un percorso preciso. Di fronte alla situazione attuale non si può evitare di chiedersi «Qual è il senso della legalità in Italia?» (cap. 1), e se nel nostro Paese «C’è un bisogno di legalità?» (cap. 2). Il testo prosegue indagando le risorse e i valori cui possiamo fare riferimento, in un percorso che tocca le questioni fondamentali della partecipazione dei cittadini da un lato e le responsabilità delle istituzioni. Questioni scottanti, che non si devono eludere se si vogliono toccare alla radice anche la disaffezione dei cittadini e le loro difficoltà. Tentare di rispondere implica un cammino di corresponsabilità in cui ciascuno è coinvolto. Si arriva così alla meta-domanda che sta alla base del progetto del libro, che intende essere non solo una riflessione ma anche un appello alla legalità: «Quali percorsi per una educazione alla legalità?» (cap. 7). Una legalità che sia alta e consapevole, in cui le leggi, oltre che osservate, siano “riconosciute”, inducendo le persone, e i giovani in particolare, a guardarsi dentro e a guardare fuori da sé, «risvegliando la coscienza critica, la capacità di interrogarsi, di distinguere, di fare delle scelte», come afferma don Luigi Ciotti nella Prefazione al volume, in un’ottica di corresponsabilità, intesa come contribuire insieme alla vita comune, che permette a ciascuno di «realizzarsi nella libertà e nella dignità» (p. IX).
Questa esigenza di educazione alla legalità è l’approccio di fondo del volume, che trova le sue radici nella nostra Costituzione, «promozionale della dignità della persona, non soltanto in quanto tale, ma anche come cittadino partecipe di rapporti civili, sociali, politici e come soggetto economico, attraverso il riconoscimento e la realizzazione dei suoi diritti di libertà e di eguaglianza, di occupazione lavorativa, di fruizione di cultura, di benessere familiare e sociale, di iniziativa economica e di partecipazione politica» (p. 36). Una prospettiva dinamica che spinge avanti e che richiede il recupero di un pensare positivo, aperto alla fiducia e alla speranza.
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