Perché il populismo fa male al popolo

Le deviazioni della democrazia e l’antidoto del popolarismo

Bartolomeo Sorge con Chiara Tintori
Edizioni Terra Santa, Milano 2019, pp. 128, € 14
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Perché il populismo fa male al popolo. Le deviazioni della democrazia e l’antidoto del popolarismo, è un libro-intervista scritto a quattro mani da Bartolomeo Sorge e Chiara Tintori. I due AA., legati da antica collaborazione e avvezzi a condividere analisi sui segni dei tempi, intraprendono una attualissima «conversazione sul nostro Paese» (p. 10) e sulle derive populiste che stanno modificando le dinamiche istituzionali nonché il rapporto fra cittadini e rappresentanti. E fra le righe del testo sembra intravvedersi il disagio dell’uomo della Primavera palermitana, della partecipazione, della sintesi e dell’unità dinanzi alla degenerazione delle forme democratiche che stanno mettendo in crisi quelle «dinamiche fondative della politica» (p. 11) da sempre al centro della riflessione e dell’impegno pubblico di p. Sorge.

Egli lancia con questo volume un grido di allarme evidenziando, tra l’altro, anche le ricadute sociali del populismo nel momento in cui il comportamento dei leader si insinua nel corpo sociale, diffondendo degrado morale nonché perdita del senso dello Stato e del bene comune, dei principi democratici, mentre si affermano comportamenti razzisti e atteggiamenti contrari alla solidarietà.

Contro questa “deviazione”, il volume è una riflessione sulla buona politica alla luce della laicità positiva di don Sturzo e della Dottrina sociale della Chiesa. Le prime quattro sezioni di cui si compone il libro, infatti, riprendono i punti cardine del popolarismo sturziano, riletti alla luce dell’attualità: l’ispirazione religiosa, la laicità, il primato del bene comune, il riformismo.

Ci soffermiamo, in particolare, sulla prima sezione, dedicata alla tensione etica e morale, in cui si analizza il fenomeno storico del populismo, gli eventi che ne hanno facilitato l’affermazione, in Italia come in Europa, l’imbarbarimento culturale e la degenerazione del corpo sociale che sta provocando. Gli AA. evidenziano bene il terreno di coltura prodotto da un tempo che «sacrifica i valori all’efficacia, la qualità alla quantità, l’apparire all’essere» (p. 25) e sottolineano la necessità di intervenire sull’ethos popolare. La preoccupazione è rivolta agli scenari futuri, dato che la vocazione antipluralista del populismo – ricordano gli AA. riprendendo quanto espresso dal Padre Generale dei gesuiti – non realizza la sovranità del popolo, ma può rappresentare il prodromo di forme dittatoriali di esercizio del potere politico.

Le ultime due sezioni sono più orientate al “come” realizzare la costruzione della comunità sociale e un rinnovato orientamento alla buona politica. La quinta è dedicata, infatti, a un altro tema classico della riflessione di Sorge: il ruolo dei cattolici in politica. Nel volume si ripercorre la complessa storia della loro collocazione partitica fino alle proposte per un loro impegno ai nostri giorni fondato su una originale sintesi fra spiritualità e professionalità, al di là delle scelte partitiche. La sesta sezione è la più dottrinale ed è centrata sul ruolo della Chiesa in questo percorso di rinnovamento in piena attuazione del Concilio Vaticano II. Gli AA. compiono una profonda e circostanziata analisi dei cinquanta anni dal Concilio al pontificato di papa Francesco, entrando nel merito delle principali questioni teoriche e dottrinali e su questioni oggi fondamentali come i diritti non negoziabili o i temi relativi alla famiglia e alle sue trasformazioni.

Le riflessioni di papa Francesco accompagnano gli AA. in tutto il loro percorso argomentativo, in un filo rosso che lo lega alle intuizioni del personalismo di Sturzo. Ed è partendo dall’azione di rinnovamento ad intra della Chiesa espressa dal Papa sudamericano che, nelle ultime battute del volume, si può sostanziare il “come” del progetto politico degli AA. che fino a quel momento sembrava restare nel campo dei buoni propositi: la comunità cristiana, rinnovata nella sua missione evangelizzatrice, è il baluardo dell’auspicato cambiamento verso la buona politica. Una proposta che va in direzione “ostinata e contraria” rispetto alle prassi che si stanno affermando: dialogo, incontro, unità sono le parole chiave in opposizione a scontro, disgregazione, opportunismi, turpiloquio per una politica che formi i cittadini al bene comune, superi l’individualismo e cresca nello spirito di servizio.

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