Parole e potere
Libertà d’espressione, hate speech e fake news
G. Pitruzzella, O. Pollicino, S. Quintarelli
Egea, Milano 2017, pp. 152, € 17
Come far fronte alle bufale e ai discorsi che incitano all’odio e alla discriminazione ora che non viviamo più nel mondo degli atomi ma in quello dei bit? Intorno a questo interrogativo si sviluppa il libro che mostra la complessità delle questioni che sorgono nel momento in cui si ragiona sulla circolazione on line di fake news e hate speech.
La preoccupazione che subito viene in mente quando si parla di fake news e hate speech è legata all’impatto che possono avere sul sistema democratico. In effetti, il tema si è imposto all’attenzione generale nel 2016 a seguito della campagna elettorale per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e si è riproposto per le elezioni tenutesi nel corso di quest’anno in Europa. Ma i profili in gioco sono ben più numerosi, come mostrato nei tre capitoli che compongono il libro Libertà d’espressione, hate speech e fake news. Ad essere sollevati sono temi centrali come la tutela costituzionale di alcune libertà fondamentali al tempo di Internet, il cambiamento del sistema dell’informazione che si è prodotto in particolare nell’ultimo decennio, l’individuazione degli strumenti disponibili a livello tecnico e per far fronte a fake news e hate speech.
Gli AA. sanno che non si può giungere a conclusioni definitive su un tema così ampio e in continua evoluzione, tuttavia non si esimono dal compito di individuare i nodi fondamentali della questione e di avanzare alcune indicazioni su quanto si può fare, consci che le soluzioni a cui erano approdati gli ordinamenti giuridici di una società in cui le idee erano trasmesse attraverso la stampa, la radio e la televisione oggi sono sotto stress, dovendosi misurare con uno scenario del tutto nuovo.
In particolare, affrontare il capitolo di una regolamentazione capace di circoscrivere e depotenziare le bufale e i discorsi di odio significa confrontarsi con la tutela costituzionalmente riconosciuta alla libertà di espressione delle proprie opinioni e di informazione (nella sua triplice declinazione: libertà di informare, essere informati e cercare informazioni). In entrambi i casi sono diritti che costituiscono un presidio della democrazia. Qual è allora il giusto bilanciamento tra la tutela dell’espressione personale e il diritto di ricevere un’informazione corretta? Qual è la linea di distinzione tra fake news e opinione personale? Quali compiti possono essere attribuiti agli operatori del settore per evitare il diffondersi di bufale e discorsi di odio? Quale ruolo può essere svolto dalle autorità pubbliche? Nel passato tali quesiti sono stati oggetto di risposte diverse nella tradizione giuridica europea e in quella statunitense, che tradizionalmente riconosce una più ampia tutela della libertà di espressione. Questa differenza non è di poco conto vista la natura globale della Rete, per cui ogni regolazione a livello nazionale è del tutto illusoria. La posta in gioco è però fondamentale perché ne va della democrazia, della possibilità per i cittadini e i decisori pubblici di formarsi un’idea in un dibattito che non sia compromesso dalla falsità delle informazioni diffuse o dalla violenza dei toni usati.
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