Ñamerica

Martín Caparrós
Einaudi, Torino 2022
Scheda di: 
Fascicolo: maggio 2023

L’ultimo libro di Martín Caparrós, un autore argentino dallo sguardo critico e la scrittura brillante, è un atto di amore e un tentativo di comprendere quell’ampia regione del continente americano in cui si parla una lingua importata dai colonizzatori europei, il castigliano, che comprende 19 Paesi e si estende per 12mila chilometri: dalle aree settentrionali del Messico fino all’estremo sud della Patagonia, divisa tra Cile e Argentina, passando per i Caraibi, l’Amazzonia e l’altopiano andino. Circa 420 milioni di persone vivono in questo territorio così vasto e ricco, estremamente diversificato dal punto di vista naturalistico e culturale, un insieme eterogeneo che l’A. propone di pensare come fosse «una cosa sola. La sfida è di trovare ciò che ci collega» (p. 24).

 

Il primo passo che compie riguarda proprio il nome usato per indicare questa regione. Nel corso dei secoli vari nomi sono stati proposti, finché non si è imposto “America latina”, utilizzato per la prima volta nel 1857 da José María Torres Caicedo, un colombiano in esilio a Parigi, in una poesia dove i territori del “nuovo continente” in cui si parlavano lingue derivate dal latino erano contrapposti a quelli in cui prevaleva la lingua dei sassoni, detentori di un potere che andava al di là dei loro confini. Il nome, che rinviava all’Europa colonizzatrice, si impose ben presto, cancellando di fatto le identità locali: «Indios, neri, meticci e mulatti scomparsi al solo colpo di una parola» (p. 18). Caparrós si discosta da quanto è consolidato e fa un’operazione diversa. Prendendo spunto dalla lingua comune e dalla “ñ”, la lettera più originale del suo alfabeto, conia la parola Ñamerica e la utilizza per chiamare questo insieme di Paesi e le persone che vi vivono.

 

Ñamerica diviene così il titolo del libro, a cavallo tra un saggio e un affascinante racconto, in cui sono raccolti e ordinati gli appunti dei numerosi viaggi che l’A. ha fatto visitando i vari Paesi dell’America centrale e meridionale, recandosi tanto nei piccoli villaggi quanto nelle megalopoli, cresciute a dismisura negli ultimi decenni, parlando con le persone al mercato, i politici o gli intellettuali. Le riflessioni più ampie sui grandi temi di fondo, ad esempio le diseguaglianze, le migrazioni, i fenomeni culturali, sono alternate alle gallerie di ritratti dedicati ad alcune città del continente, come L’Avana, Città del Messico o El Alto, che incarnano in modo simbolico tendenze che da tempo caratterizzano la Ñamerica o che si sono affermate più di recente.

 

L’esito finale di questi anni di viaggi è un libro estremamente personale – l’A. non nasconde le proprie opinioni sui vari temi, espresse anche in modo molto netto – e al contempo polifonico per le tante voci a cui si dà spazio. Non si tratta, perciò, di uno studio in senso stretto, ma di un punto di vista informato e interessante su una parte del nostro mondo che come europei potremmo avere l’impressione di conoscere meglio di altre, ma che ha ancora tanto da rivelarci.

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