Apocalisse, devastazione, incubo. Sono solo alcuni dei termini con i quali si è cercato di definire quello che il maltempo ha
riservato al nostro Paese negli ultimi sette giorni: dalla Liguria al
bellunese, dalla provincia di Palermo al Trentino, e non solo, abbiamo
assistito a distruzione, a interi insediamenti abitativi cancellati. E a morte.
Sì, nel 2018 in Italia si muore per il maltempo.
Piogge di estrema intensità associate a venti fortissimi
ci hanno riservato scene che fino a qualche tempo fa erano sporadiche. Ora la
frequenza di tali eventi metereologici estremi è aumentata; siamo spettatori e
vittime di una natura che ha perso il suo equilibrio. Stiamo assistendo
all’effetto valanga, lo sregolamento dell’ecosistema è entrato in progressione
geometrica. E ne paghiamo le conseguenze. Ma c’è poco di fatale in
quello che accade, perché trascurare la pulizia dei letti dei fiumi, costruire
laddove non sarebbe opportuno, e più in generale abdicare alla gestione del
territorio è sola ed esclusivamente responsabilità umana.
Non solo, la nostra responsabilità è quella di chi sta
facendo poco o niente perché il controllo del riscaldamento globale del Pianeta
e la lotta al cambiamento climatico siano la priorità di qualunque scelta
politica. Quella contro i cambiamenti climatici può essere considerata, a tutti
gli effetti, parte della Terza guerra mondiale “a pezzi”, che più volte papa
Francesco ha ricordato.
Quante dichiarazioni di impegno hanno rilasciato in
questi giorni i nostri politici, anche in vista della prossima Conferenza ONU
sui cambiamenti climatici (COP24) di dicembre in Polonia? Pochissime. Perché è
più facile indossare la giacca della protezione civile, fare un selfie,
precipitarsi sui luoghi devastati dal maltempo, proclamare lo stato di emergenza... Eppure
le responsabilità di governo chiedono che siano i politici di oggi ad accelerare
sulla strada di un’economia della sostenibilità ambientale. Non è nulla di
impossibile, anzi sarebbe molto vantaggioso.
Cominciamo a vigilare
sull’abusivismo edilizio, e dunque eliminiamo dalla Legge di Bilancio
l’ennesimo condono edilizio, che porterà voti, ma anche morte. E poi stanziamo
fondi adeguati (o recuperiamo quelli già stanziati) per il dissesto
idrogeologico e spendiamoli in modo accorto. Infine evitiamo che la prossima
COP24 sia un palcoscenico per rivendicazioni negazioniste e sovraniste, o nella
migliore delle ipotesi un’inutile passerella di buone intenzioni.
Noi cittadini ed elettori siamo qui a ricordare tutto
questo, anzi, a pretenderlo, perché non vogliamo continuare a piangere morti per il
maltempo, nel 2018.