Monsieur Lazhar

regia di Philippe Falardeau
Officine UBU, Canada 2011
Scheda di: 
Fascicolo: novembre 2012
La sofferenza può insegnarti a superare le difficoltà della vita ma può anche schiacciarti. È questo uno dei temi del film Monsieur Lazhar di Philippe Falardeau, vincitore del Premio del Pubblico al Festival di Locarno 2011. «In questo momento c’era bisogno di una persona solida come lei» è una delle battute finali rivolta al maestro. Monsieur Lazhar, infatti, algerino richiedente asilo in Canada, dalla vita si è lasciato forgiare divenendone un maestro vero, e questo gli consente di riuscire nel difficile compito di accompagnare una classe di una scuola di Montréal per gli scampoli di un anno scolastico segnato indelebilmente da un improvviso evento drammatico. Il film è un concentrato di tematiche difficili, che il regista sa affrontare con linearità e essenzialità, riuscendo a non scadere nella retoric: l’educazione, i problemi del sistema scolastico, la morte e l’elaborazione del lutto, l’ingiustizia, la solitudine, l’asilo politico, l’integrazione e l’esilio. «L’esilio è una guerra da combattere giorno per giorno» dirà a un certo punto il maestro Lazhar. Il vissuto della classe si intreccia con le vicende personali del protagonista: i fantasmi del suo passato che affiorano con dolore e le audizioni davanti alla commissione incaricata per il riconoscimento del suo asilo politico. In alcuni punti il regista non risparmia anche qualche nota ironica, quasi a commento delle tematiche affrontate, ad esempio quando le giovani insegnanti sottolineano i nuovi metodi pedagogici che in realtà sono vissuti con maggior formalismo rispetto ai metodi di altri tempi del maestro algerino, o le considerazioni buffe della parte maschile del corpo docenti che si vive come minoranza. Una storia dura, come dura è l’esperienza di chi, richiedente asilo, arriva improvvisamente nel quotidiano altrettanto problematico del Paese ospitante. La pellicola affronta quasi come un tema marginale anche il tema del registro narrativo: romanzo realista di Balzac o fiaba morale della tradizione classica? Certo il film non è una fiaba a lieto fine, ma sembra quasi definirsi una fiaba moderna, una narrazione, una finestra di vita reale che spinge a interrogarsi su vari fronti tematici senza dare risposte pronte, ma offrendo spunti di riflessione non semplicistici sull’umano.
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