L’Italia nel contesto internazionale secondo i programmi elettorali

Nell’attuale congiuntura internazionale, condizionata principalmente dal conflitto in Ucraina e dalle difficili relazioni con la Russia, le posizioni in politica estera delle forze politiche in vista del voto acquistano un particolare rilievo.

 

Nei programmi presentati dal centrodestra e dal centrosinistra, si rileva una sostanziale sovrapponibilità per quanto riguarda l’allineamento atlantico ed europeo, oltre al sostegno incondizionato all’Ucraina sul piano economico, politico e militare e la ferma condanna della Russia come aggressore.
Inoltre, entrambe le coalizioni invocano la riforma sia del Patto di stabilità e crescita sia dei Trattati dell’UE, specie con riferimento ai meccanismi decisionali al fine di depotenziare il metodo dell’unanimità a favore del criterio della maggioranza qualificata.
Interessante è anche lo spazio dedicato dalle due coalizioni all’Africa, ritenuta una frontiera irrinunciabile e fondamentale, seppure con posizioni diverse. Il centrodestra indica la necessità di cooperare con il continente africano da un punto di vista puramente italiano: per bloccare le migrazioni, per la sicurezza e il consolidamento delle catene logistiche delle materie prime, per la sicurezza del Mediterraneo. Il centrosinistra menziona la stessa sfida come una necessità per l’UE nel confronto globale con Russia e Cina, per la difesa della democrazia europea e per lo sviluppo della democrazia nel continente africano. Infine, entrambe le coalizioni indicano come priorità l’aumento della spesa militare e l’appartenenza alla Nato (con l’eccezione di Verdi-Sinistra Italiana).

 

La differenza sostanziale tra le due coalizioni, quindi, emerge dal linguaggio utilizzato quando si inserisce l’Italia nel quadro europeo e internazionale. Per il centrodestra, si tratta di un attore forte, attento ai propri interessi ed equamente “sovrano” con gli altri nell’ambito della cooperazione politica, economica e militare e del multilateralismo (con posizioni più moderate di Forza Italia). Per il centrosinistra, è prima di tutto un Paese europeo, impegnato in prima linea nella definizione della confederazione europea (PD) o della federazione europea (+Europa), favorevole al superamento delle logiche nazionali nell’ambito del processo di integrazione europea e alfiere del multilateralismo a livello internazionale.

 

Al di fuori delle coalizioni, il Movimento 5 Stelle (M5S) promuove una «solida collocazione dell’Italia nell’alleanza atlantica e nell’unione europea, ma con un atteggiamento proattivo e non fideistico, che renda l’Italia protagonista nell’ambito dei vari consessi» e si oppone alla corsa al riarmo, preferendo la messa in comune delle capacità militari tra i Paesi europei nella costruzione di un dispositivo di difesa comune europea. In definitiva, un posizionamento asciutto e criptico che non aiuta a comprendere quali siano esattamente le posizioni sul tema, ma che appare comprensibile specie dopo la recente esperienza di governo terminata con la caduta di Mario Draghi. Per quanto riguarda il livello europeo, anche il M5S invoca la riforma del Patto di stabilità e crescita (con proposte concrete, quali lo scomputo degli investimenti ‘verdi’ dal calcolo del deficit) e indica la necessità di istituzionalizzare l’emissione di debito comune per soddisfare gli obiettivi europei. Inoltre, una delle proposte del M5S è l’istituzione di un ‘Energy Recovery Fund’, una sorta di Next Generation EU per l’energia.

 

Il Terzo polo presenta il programma che più di tutti si discosta, almeno sul piano del linguaggio utilizzato, dagli altri. Manca, infatti, l’ansia di specificare l’allineamento atlantico e la conferma degli impegni assunti con l’Ucraina presente negli altri programmi dei partiti maggiori, senza per questo, tuttavia, indicare un disallineamento da quella prospettiva. Così come manca un riferimento esplicito all’europeismo in senso stretto, che tuttavia si desume da alcuni punti dedicati alla difesa, alla sicurezza e agli esteri. Per quanto riguarda la difesa, si propone di razionalizzare la catena logistica dell’industria della difesa europea, per eliminare duplicati e sovrapposizioni dei sistemi produttivi e far sì che ogni Paese europeo si specializzi nelle produzioni in cui è più efficiente, innescando in questo modo interdipendenza strategica tra i Paesi europei e creando economie di scala nell’industria della difesa europea. Sul piano europeo, anche invoca una riforma dei Trattati che elimini la regola del voto all’unanimità. Per la politica estera europea, date le evidenti differenze tra i 27 Stati membri che impediscono di giungere a una sintesi, la proposta del Terzo polo è di avviare una cooperazione ristretta tra gli Stati interessati, anche attraverso la messa a disposizione di contingenti nazionali. Quello che emerge dalla lettura del programma è che il Terzo Polo presenta una visione autenticamente europea, arrivando anche ad aprire la strada a cooperazioni ristrette per raggiungere l’obiettivo nelle dichiarazioni rilasciate durante la campagna elettorale. In questo caso fa fede l’attività di propaganda a mezzo stampa.

 

Valutando la fattibilità delle varie proposte, forse la posizione del Terzo Polo sarebbe quella più credibile in tempi normali. Tuttavia, in un contesto internazionale piuttosto turbolento e in rapida evoluzione come quello attuale, non è detto che la capacità di manovra politica sarà tale da consentire svolte epocali, soprattutto nell’ambito della politica europea. Al contrario, con relativa certezza, l’unica cosa che avverrà sarà un aumento concreto della spesa in difesa, in un contesto internazionale interamente votato al riarmo e al confronto duro.

 

22 settembre 2022
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