L’etica nei conflitti della modernità. Desideri, ragionamento pratico e narrative

ed. it. a cura di S. Maletta, D. Mazzola e D. Simoncelli

Alasdair MacIntyre
Mimesis, Milano 2024, pp. 448
Scheda di: 
Fascicolo: novembre 2024

Uscita già nel 2016 a titolo Ethics in the Conflicts of Modernity. An Essay on Desire, Practical Reasoning and Narrative, l’opera del filosofo scozzese Alasdair MacIntyre rappresenta un testo significativo tanto per i dibattiti etici quanto per quelli di filosofia sociale e filosofia della cultura, nonché uno snodo fondamentale del suo itinerario intellettuale, in cui confluiscono l’adesione alla tradizione aristotelico-tomista, il ricorso alla critica marxiana del liberalismo, l’elaborazione del nesso tra comprensione teoretica e comprensione narrativa della vita umana.

La tematica principale del libro è quella del desiderio e della sua giustificazione razionale. Lo scopo di MacIntyre è di «comprendere […] la parte che i nostri desideri e il nostro ragionamento pratico giocano nelle nostre vite e nel loro andare bene o male» (p. 251), e giunge alla conclusione che «la forma che dà espressione a una tale comprensione è quella della narrativa e di un tipo di narrativa che presuppone una concezione neoaristotelica dell’attività umana» (ivi).

Secondo la concezione aristotelica della “fioritura umana” esiste un bene oggettivo, indipendente e anteriore rispetto ai vissuti soggettivi di approvazione, e il conseguimento di una vita felice da parte di un soggetto dipende essenzialmente dalla sua capacità di riconoscere tale bene oggettivo e di orientare i propri desideri e il proprio agire verso di esso. Inoltre, a differenza delle teorizzazioni morali moderne, che muovono da premesse individualistiche, una concezione aristotelica della deliberazione razionale non si chiede tanto «Che cosa devo fare io?», quanto «Che cosa dobbiamo fare noi?». Il protagonista della deliberazione è sempre un io in relazione con altri, un soggetto consapevole del fatto che solo dirigendosi verso il raggiungimento dei beni comuni sarà in grado di dirigersi verso il conseguimento del proprio bene autentico in quanto individuo (p. 264).

Uno dei principali bersagli della critica dell’A. è la nozione di diritti umani, considerata alla stregua di una «finzione filosofica» (p. 141), dal momento che nessuna tra le diverse concezioni dei diritti sarebbe in grado di portare «solide argomentazioni per affermare l’esistenza di tali diritti» (p. 140). Si tratta di una tesi presente da tempo nell’itinerario del pensatore scozzese, che già in Dopo la virtù (1981) sosteneva che credere nei diritti umani «è come credere nelle streghe e negli unicorni», posizione poi ribadita in vario modo.

Alla posizione di MacIntyre si può però ribattere con una visione dei diritti umani capace di sottrarsi ai limiti delle teorizzazioni moderne, quali l’universalismo astratto, mostrando come l’universalità dei diritti sia compatibile con la storicità propria dell’itinerario di presa di coscienza di tali diritti, e con la culturalità della loro concretizzazione all’interno del diritto positivo di diverse società. Tale visione si trova delineata in opere quali I diritti dell’uomo e la legge naturale (1942) e L’uomo e lo Stato (1951) di Jacques Maritain. Oltre al rifiuto della nozione di diritti umani, problematica appare anche la critica complessiva mossa da MacIntyre nei confronti di ciò che egli definisce come “Moralità” con la M maiuscola, intendendo con tale espressione la «moralità peculiare del mondo moderno» (p. 41), a cui è dedicato il terzo capitolo dell’opera (p. 185 ss.). La sua disamina delle contraddizioni interne all’ethos della modernità e dei loro riflessi nel discorso pubblico delle società avanzate è certo in ampie parti legittima e penetrante, ma il misconoscimento di alcuni significativi elementi di progresso morale emersi nel corso della modernità appare unilaterale, e rivela un limite permanente dell’antimodernismo dell’A.

Nonostante tali limiti, la complessiva proposta filosofico- culturale di «neoaristotelismo sviluppato in termini tomistici contemporanei » (p. 253 ss.) di MacIntyre riesce a mettere in luce la piena rilevanza del ricorso al pensiero di Aristotele e Tommaso per la disamina di questioni afferenti alle società odierne, un elemento di grande valore di quest’opera. Tra gli ulteriori aspetti di particolare interesse va menzionata l’interpretazione dello sviluppo dei desideri nel corso della vita umana e del nesso tra desideri di beni finiti e apertura al fine ultimo, tematiche rispetto a cui la riflessione dell’A. sull’identità narrativa offre spunti che potrebbero rivelarsi utili anche per il discernimento spirituale e vocazionale.

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