Viviamo in un mondo di connessioni.
Mark Leonard, in
questo libro, ci tiene a sottolinearlo
non con un’accezione negativa,
ma consapevole del fatto che queste
– il cui insieme traslato su scala
mondiale prende il nome di globalizzazione
– non portino con sé
solo gli aspetti positivi che noi tutti
siamo abituati a cogliere.
La tesi che viene portata all’attenzione
del lettore è che l’interdipendenza
sia la causa dei più
recenti conflitti, e che l’idea, comunemente
accettata, che legando le
persone si riducano le tensioni e si
crei la pace sia in realtà sempre più
a rischio. Anzi il mondo interconnesso,
secondo il politologo statunitense,
porta con sé le premesse
di quella che viene definita “nonpace”.
A questo si aggiunge poi il
cambio di paradigma della guerra,
che non è più soltanto circoscritta
al campo di battaglia e nella quale
il confine tra militare e civile, già labile,
diventa ancora più sfumato.
Il conflitto tra Russia e Ucraina,
che ha conosciuto un’escalation
nel febbraio 2022 con l’invasione
del territorio ucraino dopo anni di
“guerra ibrida”, rappresenta per l’A.
l’esempio perfetto dei nuovi conflitti
di connettività, che rientrano
ancora nella definizione della guerra
data dal generale prussiano Carl
von Clausewitz come continuazione
della politica con altri mezzi.
In questo scenario, la globalizzazione
è diventata un’arma, usata
non solo nel teatro bellico dell’Europa
orientale, ma anche nella
lotta mondiale tra le superpotenze
in una riproposizione, con attori
diversi, della Guerra fredda novecentesca:
gli Stati Uniti sono ancora
protagonisti, ma di fronte non
c’è più l’Unione Sovietica, bensì la
Cina. Inoltre, il campo di battaglia
non è più il cielo o la terra, ma le
infrastrutture che legano l’economia
globale: dazi, sanzioni e guerre
commerciali la fanno da padrone,
sostituendo fanteria e fucili.
Il mondo interconnesso ha
portato tanti vantaggi, ma le sue
caratteristiche negative sono inestricabilmente
intrecciate ed è quasi
impossibile districarle senza distruggere
molti dei più grandi progressi
fatti dalla nostra civiltà negli
ultimi secoli. L’obiettivo, tuttavia,
non deve essere il ritorno al passato:
è fondamentale giungere al disarmo della connettività. Per farlo,
Leonard ci lascia una serie di linee
guida che assomiglia molto a una
terapia dai tratti psicologici: come
in ogni percorso di questo tipo, il
primo passo è riconoscere e affrontare
il problema, fino ad arrivare a
stabilire confini sani e a cercare di
ottenere quello che l’A. definisce
“un consenso reale”, poiché il problema
della connettività coinvolge
tutta la popolazione mondiale. Sia
chiaro, questo processo non curerà
del tutto il problema. Consentire la
serenità, però, è già un inizio.