Le radici della giustizia. Vie per risolvere i conflitti personali e sociali
Francesco Occhetta
San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2023
Il termine “giustizia” nel nostro Paese facilmente rimanda a torti e ferite commessi e subiti, in cerca di un faticoso riequilibrio da parte di un apparato burocratico farraginoso e spesso percepito come opaco. L’idea stessa di giustizia tende a rimandare in chi la invoca a rappresentazioni e definizioni contrastanti.
Nel suo ultimo saggio, Francesco Occhetta, gesuita, giornalista e attualmente docente presso la facoltà di Scienze sociali della Pontificia Università Gregoriana di Roma, parte dalla propria esperienza di docente, e soprattutto dal proprio impegno nel mondo del carcere e della giustizia riparativa, per restituire una visione più ampia, che vada appunto “alle radici” del concetto. In un percorso che si snoda tra letteratura, filosofia e suggestioni bibliche, fino all’analisi di esperienze attuali di percorsi di riparazione e riconciliazione, l’A. lascia gradualmente emergere l’immagine di una «giustizia senza spada e bilancia» (p. 17), più vicina a quella biblica, in cui «i piatti della bilancia sono sostituiti da due volti che sono chiamati a riconoscersi a partire dal male che è stato fatto e subito» (p. 36).
La descrizione dell’antico procedimento ebraico del rib, in cui accusatore e accusato si trovavano l’uno di fronte all’altro e cercavano di ricostruire la verità del male subito e commesso, senza la presenza di un giudice terzo, apre al riconoscimento del valore attuale dei percorsi di giustizia riparativa: garantendo ai colpevoli non solo una funzione “rieducativa” della pena (come prescritto dall’art. 27 della Costituzione italiana), ma offrendo loro la possibilità di veri e propri percorsi di riconciliazione e riparazione, curandone anche le ferite relazionali e spirituali; restituendo una voce e un ruolo attivo alle vittime, che nei nostri processi penali tendono a scomparire; riconoscendo un ruolo più attivo alla comunità stessa nel curare la “ferita relazionale” che ogni torto inferto o ricevuto rappresenta. Le esperienze riuscite di questo tipo di percorsi (l’A. ne cita e analizza alcune attive in Italia, in Brasile e in India) ne mostrano la fattibilità e la validità come alternative a un sistema carcerario meramente punitivo, generalmente caratterizzato da un altissimo tasso di recidiva.
Il saggio si chiude dando alcuni esempi pratici di applicazione di simili strumenti alla risoluzione di conflitti di natura ambientale, aprendo così a un ampliamento dello spettro della giustizia riparativa al di là del contesto più strettamente penale, nell’ottica più generale, come afferma l’A. nelle conclusioni, di «condividere un seme culturale per contribuire a far crescere l’amore per la giustizia e le ragioni della riparazione» (p. 185).
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