Quando un tema inizia a monopolizzare
il dibattito pubblico,
la discussione si addentra spesso in
strade disseminate di dubbi e inesattezze,
che possono far inciampare
la percezione dei fenomeni
politici e minacciare la credibilità
delle istituzioni se non vengono
dipanati su un piano obiettivo.
Nella gerarchia delle tematiche
elettoralmente sensibili, ormai a
livello globale, campeggia in cima
l’immigrazione, con i suoi risvolti e
le sue opportunità, in un asfissiante
delirio di populismi che ne curano
(o almeno promettono di curarne)
gli effetti, senza mai approfondirne
abbastanza le cause. Spetta
poi a chi per professione analizza
la politica rendere il dibattito più
sano, senza i condizionamenti della
ricerca del consenso elettorale e
flettendolo sull’effettivo lavoro dei
Governi e delle istituzioni internazionali.
In Le politiche migratorie, Maurizio
Ambrosini e Francesca Campomori
non sacrificano alcun
dettaglio sull’altare della semplificazione,
ma si concedono il
privilegio della chiarezza. Il testo
risulta accessibile ed esaustivo per
struttura e per contenuto. L’analisi
si sviluppa a partire dalla gestione
dei confini, ultimo baluardo della
sovranità nazionale e vessillo delle
forze politiche più nazionaliste,
attraversa poi il tema dell’accoglienza
degli immigrati, che viene
definito e inquadrato sotto la lente
dell’industria bellica e dello sfruttamento
dei traffici illegali di vite
umane. Trova quindi spazio una
profonda riflessione sull’ammissione
nei Paesi europei, in cui gli attori
istituzionali coinvolti si muovono
sulla scena tra controllo, regolazione
e integrazione. Si avvia, a
questo punto, un approfondimento
curato nel dettaglio sul ruolo
politico nell’accesso a cittadinanza
e welfare, attraverso le difficoltà dell’inserimento lavorativo in un’epoca
di crisi della manodopera. A
questo si aggiunge l’emergenza
della governance europea nella
gestione dei rifugiati, tra vuoti
legislativi e una necessaria ridefinizione
delle politiche di asilo.
Oltre a queste tematiche di tipo
amministrativo, si sottolinea la necessità
di insistere su un approccio
di integrazione multiculturale per
contrastare la crescente tensione
etno-ideologica: le politiche
di naturalizzazione
non sono sufficienti
per l’effettivo inserimento
degli
immigrati nella società,
poiché le dinamiche
tra i livelli
governativi locali
e nazionali, unite a
un sistema legale profondamente
restrittivo,
restano conflittuali ed espandono
le prospettive di una discriminazione
istituzionale. Le tutele
e i diritti degli immigrati hanno
subito crolli e ridimensionamenti
di fronte all’indifferenza della classe
politica, in una guerra silenziosa
che si avvia – assurdamente – a
separare i cittadini in relazione
all’etnia minando le fondamenta valoriali delle democrazie.
Il punto di forza del volume risiede
nella sua interdisciplinarità:
vengono rivelati gli aspetti storicoantropologici
del fenomeno, ma
anche i suoi risvolti economici e
gli slanci sociali che poi le forze
politiche trasformano in fallimenti
o successi. Così gli AA., con un
profondo e notevole lavoro di
ricerca, non forniscono soluzioni
immediate ma si propongono,
senza presunzione, come
guide in un sistema
complesso e fragile
in cui orientarsi diventa
faticoso. Le
politiche migratorie
diventa un occhio
oggettivo e al
contempo critico,
che ci lascia degli
interrogativi e ci invita
a rispondere dopo una
coerente indagine. Non ci si
muove più soltanto verso l’interno
o verso l’esterno dei confini nazionali,
ma verso l’alto e verso il basso
in una scala sociale che scricchiola.
Si tratta di una sfida alla quale non
ci si potrà sottrarre, e da affrontare
con un’adeguata attrezzatura concettuale
e reale.