Le otto montagne
regia di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch
Italia, Francia, Belgio 2022, drammatico, 147 min.
Si può essere amici per sempre,
anche quando le vite
ci cambiano», cantavano i Pooh in
un loro grande successo del 1996.
È quanto succede a Bruno e Pietro,
i due protagonisti del film Le
otto montagne, tratto dal romanzo
omonimo di Paolo Cognetti, le
cui esistenze sono strettamente
intrecciate l’una all’altra, pur nella
profonda diversità dei caratteri e
degli accadimenti che segnano le
loro vite. L’amicizia tra i due inizia
durante le vacanze estive di
Pietro, torinese, a Grana, paesino
della Val d’Ayas, dove Bruno è l’unico
ragazzino rimasto nel paese,
simbolo dello spopolamento delle
zone interne e rurali del nostro
territorio.
Uniti dall’anagrafe e dal difficile
rapporto con i propri padri, i ragazzi
cementano negli anni della
fanciullezza il loro rapporto, che si
interrompe bruscamente quando
Bruno è costretto a partire con
il padre muratore, mentre Pietro
cresce come un adolescente inquieto,
appassionato di letteratura,
che rifiuta di seguire le orme del
padre ingegnere, che lo vorrebbe
più concreto e simile a lui, al punto
da allontanarsi drasticamente da
casa e dalla famiglia fino a quando
la morte del padre lo riporta in Val
d’Ayas, dove riallaccia l’amicizia
con Bruno. Ricevuto in eredità dal
padre un rudere in montagna, grazie
a Bruno, Pietro riesce a ristrutturarlo
e la casa, solida e curata,
diventa il simbolo dell’amicizia tra i
due, nella quale tornano ad abitare
insieme ogni volta che possono.
Con l’età si sviluppano anche le diverse
personalità dei protagonisti:
apparentemente solido e deciso
il montanaro Bruno, che non si
allontana mai dalla sua valle, mette
su famiglia e cerca di avviare un’impresa casearia in alpeggio,
ma le difficoltà della crisi da una
parte e la sua mancanza di istruzione
e di competenze dall’altra lo
costringono a rinunciare al sogno.
Pietro, che torna in valle ogni volta
che può, per trovare se stesso e il
suo posto nel mondo arriva fino
in Tibet, dove scopre la leggenda
delle otto montagne che dà titolo
al film, senza mai perdere di vista
l’amico Bruno.
In questo continuo e reciproco
perdersi e ritrovarsi, dare e ricevere,
ma soprattutto esserci, si trova
il senso profondo del film, che fa
della relazione autentica il centro
della narrazione, ricordandoci che
da soli non siamo in grado di fare nulla. È la parabola dell’esistenza
della vita dei due amici, sullo
sfondo di un paesaggio montano
che visto con gli occhi cittadini di
Pietro sembra essere talora un paradiso
da favola, ma che in realtà
cela le sue asperità, che è Bruno
a mettere in luce: una natura difficile,
dove nulla è scontato, dove
le occasioni per guadagnarsi da
vivere sono poche e le opportunità
di avere un’istruzione adeguata
ancora minori. Un film dove poesia
e realismo sono sapientemente
coniugati nel mettere in scena il
valore salvifico della relazione con
l’altro, elemento imprescindibile
per la vita di ciascuno.
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