Le nevi del Kilimangiaro
Robert Guédiguian
Francia 2011 Sacher Distribuzione drammatico, 107 min.
Nella Marsiglia dei nostri giorni Michel, una vita da operaio e sindacalista al porto, perde il lavoro insieme ad altri 19 colleghi dopo un’estrazione a sorte. Ma se l’uomo, grazie a una famiglia unita, ripensa positivamente la propria vita, lo stesso non riesce a fare un giovane collega che per mantenere sé stesso e i fratellini decide di compiere una rapina di cui sono vittime proprio Michel e i suoi familiari. A questo punto sorge in loro un dilemma di coscienza.
Perdonare chi ti fa del male? Volere giustizia ma poi passare sopra al torto subito e prodigarsi per aiutare chi l’ha commesso? Sono impegnative le domande che il protagonista del film si trova ad affrontare, e paiono estremamente reali le condizioni di vita nelle quali sorgono: non si fa fatica a immedesimarsi nei personaggi, normali abitanti di una qualunque città di provincia con i problemi di una famiglia altrettanto normale per arrivare a fine mese. Tuttavia questo film, lieve nello stile ma rigoroso nei contenuti come nella migliore tradizione d’Oltralpe, mette in campo qualcosa di più di un quesito etico.
Michel inizialmente non ha remore a denunciare il giovane ex collega Christophe, riconoscendolo come l’autore della rapina ai danni della sua famiglia. Il risentimento per il torto subito, per il denaro rubato, per il viaggio in Africa (in Tanzania, sulle nevi del Kilimangiaro) andato in fumo ha la meglio sul prendere in considerazione la possibilità di perdono. Tuttavia Michel non si ferma a questo, vuole toccare con mano i problemi che hanno portato Christophe a compiere un crimine per campare. Cominciano così a sorgere interrogativi: il netto bianco e nero fra giusto e sbagliato sfuma nel grigio della comprensione, nel dubbio che non si possa giudicare a priori la condotta degli altri e che anche chi sbaglia, forse proprio per questo, abbia bisogno di essere aiutato e non solo condannato. Guédiguian narra l’evoluzione degli stati d’animo dei personaggi con la stessa leggerezza di un tocco di pennello su una tela, e il racconto che ne esce fuori risulta un dipinto dalle tinte vivaci, che trasmette allegria. Nelle scene corali in famiglia, dove la telecamera entra in punta di piedi nell’intimità di una casa semplice, lo spettatore si sorprende a sorridere di dialoghi divertenti, mentre sente sorgere in sé le stesse domande scomode che pungolano l’animo dei protagonisti.
Il titolo del film è quello dell’omonima canzone di Pascal Danel, degli anni ’60, che fa da brano portante della colonna sonora, mentre la trama è liberamente ispirata al poema Les pauvres gens di Victor Hugo. Tolti i richiami letterari e musicali, Le nevi del Kilimangiaro è essenzialmente un film sulla solidità della famiglia: un nucleo talvolta vulnerabile davanti alle difficoltà della vita, ma saldo al proprio interno e le cui fondamenta poggiano sull’amore trentennale di una coppia che non smette mai di sostenersi. Un marito e una moglie che persino di fronte al disaccordo dei figli sanno prendere le decisioni che ritengono giuste, quelle dettate dall’amore. Rimane scolpita nel cuore e trasmette forse il messaggio più forte del film la scena finale, in cui Michel e Marie-Claire si ritrovano in riva al mare, silenziosi. Un silenzio mai così carico di significato come quello che li ha portati, l’uno all’insaputa dell’altra, a prendere la stessa difficile decisione.
Update RequiredTo play the media you will need to either update your browser to a recent version or update your
Flash plugin.
© FCSF 