Le buone maniere

Daniel Cuello
Bao Publishing, Milano 2022
Scheda di: 
Fascicolo: marzo 2023

A dispetto del suo nome anonimo, che non lascia presagire nulla di importante, l’Ufficio 84 svolge un ruolo fondamentale nei meandri burocratici dell’immaginario Paese descritto dal fumettista italoargentino Daniel Cuello nel suo ultimo graphic novel, Le buone maniere. A questo ufficio è infatti affidato dal Partito, che da anni si trova al potere, il compito di «applicare un piccolo, piccolissimo… come direre… filtro, ecco. Per impedire che vengano diffuse notizie false, idee tendenziose… pericolose!» (p. 44).

Nonostante la scelta ponderata delle parole usate, la frase rivolta da Matilde, una delle impiegate dell’ufficio, a una signora che chiedeva spiegazioni sul rifiuto opposto alla pubblicazione di un suo testo, rivela in modo chiaro che cosa fa l’Ufficio 84: passare al vaglio ogni scritto (dai romanzi ai testi di canzoni, dai libri scolastici ai giornalini parrocchiali) e censurare quanto ritenuto inopportuno. Un dettaglio che rende più chiaro anche la scelta del nome, che è un omaggio indiretto al romanzo 1984 di George Orwell. Nel compiere questo lavoro, gli impiegati seguono fedelmente le regole contenute in un fantomatico Vademecum, che viene aggiornato al forsennato ritmo di una nuova edizione ogni settimana, limitando sempre più gli spazi di libertà su ciò che si può scrivere, sulle idee che possono circolare.

Ancora una volta, dopo i suoi precedenti lavori Residenza Arcadia e Mercedes, Cuello conduce i lettori in un mondo distopico per affrontare temi importanti e attuali, con il suo solito e apprezzato stile, in grado di tenere insieme leggerezza e profondità. La narrazione in questo caso si concentra negli spazi ristretti e abbastanza malmessi di un ufficio, dove lavora un piccolo gruppo di persone, che per il modo in cui sono state tratteggiate potrebbero tranquillamente essere i personaggi di una riuscita sitcom: Teo, il capo mite e accomodante, bloccato dai ricordi di un passato non felice, Sonia esuberante e un po’ invadente, il lavativo Sandro, Gianluigi l’arrivista sposato con Antonietta che occupa un ruolo di primo piano nel Partito, Matilde precisa e sempre sulle sue…

Le brevi finestre che si aprono sulle vite del tutto normali e un po’ grigie di chi lavora nell’Ufficio 84 fanno apparire ancora con più forza il contrasto con ciò che quotidianamente svolgono come lavoro, ossia l’applicazione rigorosa della censura per conto di chi detiene il potere, e trasmettono in modo vivo la sensazione di soffocamento che questo produce in loro, così come nell’intera società.

Raccontando quanto accade nell’Ufficio, Le buone maniere offre una sorta di meditazione sul controllo della società esercitato da un’entità oppressiva e senza volto: i vertici del Partito, infatti, non sono mai raffigurati, mentre lo sono gli uomini e le donne, ambiziosi o impauriti, che occupano gli anelli inferiori della catena di potere. Ma non c’è solo questa dimensione, perché vi sono anche i resistenti che da una radio libera trasmessa da una nave pirata «hanno trovato il coraggio di dire, scrivere, cose! Idee piene di speranza, che noi gli abbiamo sempre… revisionato!» (p. 138). Sono coloro che sono scappati dalla “gabbia” delle buone maniere, imposta dalla società senz’altro, ma anche dall’autocensura a cui ci sottoponiamo, un aspetto importante per Cuello. È quello che alla fine riuscirà a fare anche Teo, dopo essersi riconciliato con la sua storia, e aver compreso che gli è data la possibilità di agire per custodire la libertà e lottare per ciò che gli sembra giusto per sé e per gli altri.

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