Laudato si’, mi’ Signore, per nostro stile vita

Chiara Tintori
Chissà se Francesco d’Assisi oggi aggiungerebbe questo verso al suo Cantico delle Creature… Di certo il Francesco di oggi, nella sua Enciclica Laudato Sì. Sulla cura della casa comune ha osato farlo! E questo è fonte di piacevole stupore, nel momento in cui nel capitolo sesto, dedicato all’educazione e alla conversione ecologica si spinge molto avanti, elencando una serie di comportamenti da incoraggiare, perché hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente, “come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via.” (211). Un esempio di “abitudine nociva di consumo” è il “crescente aumento dell’uso e dell’intensità dei condizionatori d’aria” (55).  

Perché dovremmo scomodarci a cambiare il nostro stile di vita? Ritroviamo almeno due motivazioni. La prima perché “l’esercizio di questi comportamenti ci restituisce il senso della nostra dignità, ci conduce ad una maggiore profondità esistenziale, ci permette di sperimentare che vale la pena passare per questo mondo.” (212). La seconda chiama in causa il nostro potere: “un cambiamento negli stili di vita potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su co¬loro che detengono il potere politico, economico e sociale. È ciò che accade quando i movimenti dei consumatori riescono a far sì che si smetta di acquistare certi prodotti e così diventano efficaci per modificare il comportamento delle imprese, forzandole a considerare l’impatto ambientale e i modelli di produzione” (206).

Qualche anno addietro il sociologo Zygmunt Bauman utilizzò una felice espressione “consumo, dunque sono” come titolo di un suo libro (Laterza 2007), mettendo in evidenzia come chi fa parte della società dei consumatori è a sua volta un prodotto di consumo. Francesco (quello di oggi) ci ricorda che “più il cuore della persona è vuoto, più ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare” (204). E che seguendo questa logica, andiamo incontro a “catastrofi derivate da crisi sociali, perché l’ossessione per uno stile di vita consumistico, soprattutto quando solo pochi possono sostenerlo, potrà provocare soltanto violenza e distruzione reciproca” (ivi).

La nostra libertà passa da uno stile di vita capace di uscire verso l’altro, di prendersi cura anche – ma non solo – dell’ambiente. 

Un nuovo inizio passa anche da qui. E allora: “Laudato si’, mi’ Signore, per nostro stile vita”!
18 giugno 2015
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